Creazy Hogwarts

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Blair† Bad Girl
view post Posted on 16/1/2011, 21:13




|| Creasy Hogwarts ||







PREFAZIONE

-CAPITOLO ZERO-







-Come può farci questo!
-Perché lo dici tu?
-Si!!!
-Teddy, devi calmarti,- mormorò un ragazzo dai capelli neri arruffati, seduto davanti ad una sfera di cristallo mentre cercava di sincronizzare la sua mento con l’Io interiore, sempre ne avesse uno, nel tentativo di non ascoltare l’amico -e per favore, smettila di andare su e giù per il dormitorio, mi stai facendo innervosire!!
-Sta per partire, James! Beaubatonx! Un altro paese! Dall’altra parte del mondo!!
-A parte che dista che con la Metropolvere sono solo pochi secondi a casa mia, da te, poi, non so…- replicò conoscendo le manie di grandezza e di tragicità del coetaneo -Teddy, nemmeno io verrei che lei partisse, però perché stai facendo tutto questo casino, ora? Voglio dire, parte domani! Non potevi svegliarti tre settimane fa, quando c’era ancora qualche possibilità di farle il lavaggio del cervello?- chiese guardandolo di traverso.
-Non pensavo fosse seria tre settimane fa! Pensavo stesse scherzando! Figurati se una come lei avrebbe accettato sul serio di andare a studiare così lontano dai suoi amici!! Pensavo riflettesse sul fatto che avrebbe sentito la lontananza e la solitudine e, alla fine, dopo qualche lacrima isterica, dopo qualche preghiera delle sue care amiche, realizzasse di non voler partire! Di non voler lasciami! No, cioè… lasciarCI!
James rimase completamente esterrefatto della creatività plateale del suo caro amico, tanto che, mentre lo squadrava ripercorrere nuovamente il perimetro della sala comune dei Grifondoro, sgranocchiava rumorosamente le patatine che era riuscito a nascondere di contrabbando fra i libri di Pozioni -Tu non è che hai fatto molto per farle cambiare idea… e poi, scusa! Trasferirsi in una scuola in Francia non era il suo sogno? Ha persino partecipato ad un concorso!
-Pensavo fosse solo un errore di distrazione! Pensavo fosse solo il sono di Flebo, no cioè di Fleur! Che volesse dimostrare al mondo che è capace di fare tutto! E poi- aggiunse posando le mani sui fianchi e scrutando l’amico con aria minacciosa -Cosa vorresti dire che non ho fatto nulla??
James, continuando a fare zapping nella sfera e, sgranocchiando le patatine, sbuffò come una caffettiera sistemandosi gli occhiali sul naso -Diciamolo chiaramente, non mi pare che in queste tre settimane tu abbia fatto molto per convincerla a non partire, a parte ignorarla e dirle: ‘Salutami Monica Bellucci e portami un autografo!
Teddy si passò un mano dietro al collo e si sedette a gambe incrociate sulla tappezzeria arancione e rossa sul quale era semi sdraiato il migliore amico -Pensavo che ignorandola l’avrei convinta a restare con noi…
-A me sembra che tu abbia ottenuto l’effetto contrario… anzi! Se le sue amiche, che sono anche le nostre, ti beccano da solo ti tritano la carne e ti trasformano in un Molliccio…
-Bello- ironizzò Teddy, iniziando a tremare al solo pensiero -Che faccio ora?
-Sarei tentato a dirti ‘Arrangiati!’ e ‘Ti sta bene’… ma dato che oggi mi sento magnanimo, ti consiglio di andare a parlarle- mise fra i denti l’ultima patatina e appallottolò il sacchettino giallo, per poi tentare di fare canestro nel cestino accanto alla porta, non ci riuscì, coso sfoderò la bacchetta ed Incanto la palla di carta accompagnandola nel centino -Anche se non so quanto potrai risolvere, ora…
-Allora, vado da lei!- si alzò in piedi guardando il soffitto con occhi infuocati di passione ed i capelli che avevano assunto una sfumatura arancione, mentre, una risatina diabolica usciva dalle sue labbra e colpiva i timpani di James, costringendolo a guardarlo dal basso all’alto passivamente: aveva appreso da tempo che stava dividendo la stanza con uno squilibrato mentale.
Appena uscì dalla porta, rotolò su pavimento e si sdraiò a pancia in su, rimanendo ad osservare il soffitto.
-Secondo me… combinerà qualche casino…- bisbigliò grattandosi la testa ricoperta da corti capelli neri arruffati.

Teddy percorse in nemmeno un minuto, la distanza che c’era dal dormitorio maschile a quello della biblioteca dove, di certo, avrebbe trovato Rose e Victorie. Si fermò davanti alla sala, iniziò a saltellare su un piede all’altro, cercando di prepararsi il discorso da farle. Individuò le ragazze e la raggiunse tossicchiando, dandosi un’aria più matura del solito.
La prima a scorgerlo fu una ragazzina dai capelli castani a mossi che lo squadrava con perfidia -Che vuoi, Ted?- gli ringhiò appoggiandosi allo stipite della porta.
-Potrei parlare con Victorie?- domandò timidamente mentre osservava gli indici delle sue mani battendo velocemente uno contro l’altra, per evitare di incontrare le terrificanti saette che emanavano gli occhi della ragazza brunetta.
-Cosa vuoi?
-Voglio parlarle…
-Dopo tre settimane ti sei svegliato?
-Daiiii!- la supplicò cantilenando leggermente -Non voglio mica legarla ad una sedia e torturarla!-
-Ci mancherebbe altro! Tu sei un emerito idiota!- e gli puntò il dito davanti alla faccia, rischiando di conficcarglielo nell’occhio destro.
-Ma perché?!- fece due passi verso di lei rischiando di inciampare in una sedia, dopodiché, ristabilito l’equilibri che aveva ereditato dalla sua cara madre, indietreggiò vistosamente spaventato vedendo lo sguardo di Rose.
-Piantala di ridacchiare! Sii serio per una dannata volta! Se forse quella bocca l’avessi usata qualche settimana fa, ora lei non starebbe finendo di sistemare le valigie!
-Eddai! Suvvia, Rose!- cantilenò lui, continuando ad avere sul volto quel sorrisino fra l’ironico e l’isterico, quasi stesse cercando i evitare il discorso.
-Che succede, Rose?- chiese una ragazza spuntando all’improvviso da dietro la brunetta. Aveva i capelli rossicci legati in una tenera treccia. Si avvicinò loro e li osservò stranita nel vederli in quello stato: un Teddy spaventato ed una Rose inviperita. Rise portandosi una mano davanti alla bocca, poi si scostò i biondi boccoli dalla spalla dalla spalla destra a dietro la schiena -Ciao Teddy, avevi bisogno qualcosa?
Il ragazzo annuì velocemente e più volte con il capo.
-Dai, siediti!!- lei gli fece cenno con la testa di accomodarsi accanto a lei, mentre Rose alzando le spalle e rotando gli occhi, come suo solito, si allontanava da loro cercando un posto tranquillo per iniziare il suo nuovo libro appena acquistato presso la biblioteca scolastica.
Teddy, con passo felpato e quasi intimidito, si sedette cercando di non urtare l’altra sedia che sarebbe certamente caduta a terra.
-Dimmi tutto, Ted!
Lui tossì, arrossendo. I suoi capelli si tramutarono in un cespuglio rosso fiammante. -Non ti preoccuparti, Victorie! Sarò breve e conciso!- si affrettò a dire, poi, lasciò che il silenzio li circondasse.
Si passò una mano fra i capelli e si grattò il naso, mentre la ragazzina continuava ad osservarlo stordita davanti a quel comportamento, troppo strano per lui, non lo aveva mai visto in quello stato patetico.
-Non partire!- le urlò alla fine, ma, più che una domanda, parve uno urlo abominevole.
Lei sbatté più volte le lunghe ciglia nere -Scusa?
-Non lasciare Hogwarts, resta qui! Ci siamo noi! I tuoi amici, non puoi mollarci così! Lo sai che ci mancherai?
-No, scusa Teddy!- la voce di Victorie parve non poco seccata -Dov’eri tre settimane fa, quando avevo bisogno di sentirmelo dire?- poggiò collerica la mani sui fianchi e lo guardò indignata. Le sue guance stavano, piano piano, prendendo un tenue colore rosso dovuto certamente alla rabbia.
-In letargo! Come mio solito e mi sono svegliato tardi! Mamma me lo dice sempre che sono un po’ tardo alle volte!
-E vieni ora, a meno di ventiquattrore dalla mia partenza, a chiedermi di restare?!
Lui annuì abbassando la testa, ma continuando a guardarla di sottecchi, mentre il suo viso diventava sempre più paonazzo ed iniziava a stringere i pugno.
‘Adesso mi arriva un ceffone…’ pensò fra sé e sé. Chiuse un istante gli occhi e sentì un sospiro di resa. Li schiuse e la osservò attentamente massaggiarsi le tempie con le dita.
-Mi spiace, dovevi svegliarti prima. Carpe diem, diceva Robin William nell‘L’Attimo fuggente’, ma dubito che tu sia stato attento quando, in classe, ce l’hanno fatto vedere a Babbanologia. Il tuo problema è che arrivi sempre in ritardo, che pensi sempre di poter risolvere le cose in un secondo, arrivando all’ultimo momento, ma non è così. Non ti apri mai davanti agli altri, mostri solamente la tua faccia da stupido burlone che si diverte a fare scherzi. Le cose non vanno sempre come vuoi tu. Non siamo nelle favole, questa è la vita reale.- Le sue parole furono come una pugnalata al cuore per il ragazzo -Non puoi venire qui ora e dirmi di restare. Perché? Per te? Dovevi pensarci prima… Sei arrivato tardi…
‘Ok, me lo sono meritato…’ non poté far altro che pensare dopo che la rossa si fu allontanata.
Percorse, come un anima in pena, i corridoi deserti del dormitorio diretto chissà dove.
Era sabato. Non un sabato normale susseguito da una Domenica festiva. No, era l’ultimo sabato libero, in cui gli studenti avevano la libera uscita in paese. Camminò per il parco deserto attorno ai dormitori. L’aria era tiepida ed il cielo trasparente, solamente qualche piccola pecorella bianca correva cheta, macchiando quella serenità tanto utopistica. Si sedette sull’erba all’ombra di un cipresso, a gambe incrociate, osservando un ragazzino palleggiare nel campo da Quidditch davanti a lui.
Era piccolo, sicuramente uno del primo anno, di sicuro non aveva avuto più di quattordici anni. Indossava dei calzoncini neri, che gli risaltavano il pallore della gambe, la maglietta era nera e verde e sporca, per decorare il tutto, un paio di scarpe da tennis mal ridotte. Davanti a lui, si sentì grande e, probabilmente, troppo pieno di sé; fortunatamente, questo attacco di boriosa superiorità, durò poco. Le parole di Victorie continuavano a rimbombargli freneticamente nel cervello, senza riuscire a bloccarle in nessuna maniera.
Si rese conto solo in quel momento che le sue parole conducevano alla verità. Lui era sempre stato il ritardatario, qualunque cosa succedeva doveva sempre risolverla all’ultimo momento. Spesso riusciva in ciò che voleva, ma era solo fortuna e, la fortuna non si ripete all’infinito. Sua madre l’aveva avvisato più volte di stare attento e di smetterla di giocare col fuoco, ma lui non l’ascoltava mai. In quel caso, mamma aveva avuto ragione…
-Me lo sono meritato!!- si scompigliò i capelli blu sulla testa, impazzendo al pensiero di non poterla più rivedere -Ma dov’è il mio cervello quando serve?!?!- sbuffò fragorosamente e si mise le mani sulla faccia.
Gonfiò d’aria le guance come due palloni aerostatici, poi sbuffò rumorosamente svuotandole. C’era solo una cosa che poteva tentare, arrivato a quel punto ed era una delle poche cose al mondo che più lo avrebbe abbattuto ulteriormente.

-Ti pregoooo! Ti prego, Rose! Aiutamiiii! Sono disperatooo!!- piagnucolò inginocchiato davanti alla brunetta che continuava a guardarlo da sotto gli occhialetti che portava sul naso. Sedeva sul bordo di una fontana nel centro del parco dalla scuola, sulle gambe reggeva un libro aperto alla pagina dieci, pareva alquanto seccata dato che, per l’ennesima volta, era stata distolta nella sua lettura.
-Teddy! Staccati di dosso!!- gli urlò stizzita, cercando di levare il suo braccio destro dalla morsa di lui -E piantala di frignare! Dovevi pensarci prima!! Cosa vorresti fare ora?
-Lo sto chiedendo a te, Rose!
-Accendi un cero!-
-Se entro in un Tempio, Malocchio mi incenerisce con lo schiocco delle dita! - piagnucolò serioso. Lui ed il defunto maestro di sua madre non erano mai andati molto d’accordo.
Lei lo squadrò torva con la coda dell’occhio, chiuse il libro, ormai arresasi davanti all’impossibilità di raggiungere l’undicesima pagina del volume appena preso in prestito e lo guardò negli occhi -Senti- sospirò, cercando di parlare con tranquillità -Qual è il tuo problema, Ted?
-Che mamma e Malocchio non sono mai andati d’accordo! Quindi nemmeno io e lui. Mamma è sacra, non si tocca- rispose conciso ed irremovibile.
-L’amore che ti lega a Tonks mi affascina, ma non parlavo di quello! Victorie!- si posò una mano sulla fronte -Cosa vuoi da lei? Vi conoscete da anni oramai, ma perché non le hai mai detto che ti piace?
-Perché ho preso da mia madre! Ecco perché!
-Tonks non mi pare si sia mai fatta problemi con tuo padre, Ted.
-Beh, ok, sono io l’idiota! Contenta?
-E ma, per fortuna, lo sai!- roteò gli occhi -Senti, che cosa vorresti fare in meno di un giorno!? Nemmeno un incantesimo ti potrebbe aiutare!
-Non lo so! Non sarei qui inginocchiato davanti a te! Ho una reputazione da difendere e lo sai bene, se non fossi disperato col cavolo che lo farei!
-Avresti dovuto tentare di convincerla tempo fa, come abbiamo fatto io, Fred, Lily e James… ma no! Hai dovuto per forza farle quella battuta ripugnante e disgustosa sulla Bellucci! E poi evitarla per settimane! ‘Portami l’autografo!’- gracchiò lei fra l’ironia e il nervosismo, alzando gli occhi al cielo -Cosa le hai detto prima?
-Fai conto che se n’è andata incazzata… secondo te cosa posso aver combinato?
-Peggio di così non può andare…- Lei lasciò ciondolare la braccia senza più speranze in corpo -Ma sei un disastro…- sibilò inviperita. Si attorcigliò una ciocca di capelli come attorno al dito, mentre, riflettendo osservava la chioma di un albero davanti a loro, muoversi sotto il soffio del vento -Parlale con il cuore il mano… se somigli a tua madre, allora riuscirai certamente a farlo- riuscì solamente a consigliargli. Ormai il tempo era poco e non poteva far altro che parlare con sincerità e, soprattutto, serietà.
-Cuore in mano… cuore in mano…- ripeté in continuazione mentre si alzava in piedi e si allontanava dalla ragazzina.
-Secondo me ha seri problemi mentali…- poi, dopo essersi scrutata intorno ed aver assodato che nessuno scocciatore fosse nei paraggi, aprì il suo libro e cercò di ritrovare quella concentrazione che aveva bisogno per poter decifrare quelle frasi de ‘Le chimere di Hogwarts’.
Chinò la testa leggermente di lato e appoggiò lo sguardo sulle lettere nere stampate sulle pagine. Aveva sempre amato immergersi in favole stupende per poter poi gustarne gli insegnamenti. Passava delle ore a leggere e mai riusciva a stancarsi. Tutta sua madre: lei ed Hermione erano due gocce d’acqua, come sosteneva sempre Ron.
-Ciaooooo!!!!!- urlò qualcuno alle sue spalle facendola trasalire.
-NOOO BASTA!!!!! MI ARRENDOOOOO!- gridò d’impulso lei, perdendo nuovamente il segno e scoppiando in una crisi isterica. La ragazzina dietro di lei la guardò esterrefatta, indietreggiando qualche passo -Rose, stai bene?
-Dominique…- mugugnò –Ma perché oggi ce l’avete tutti con me?
-Ma io non ce l’ho con te!- rise l’altra avvolta nella sua ingenuità sconfinata. La ragazzina dai lunghi capelli biondi, copia spiccicata di Flebo Fleur, si sedette sul bordo della fontana accanto all’amica.
Indossava un succinto toppettino bianco che mini spalline, le risaltava particolarmente la fisionomia, accentuandole le forme, quasi inesistenti. I pinocchietti le arrivavano a metà polpaccio, erano di un giallo sgargiante, non avrebbero potuto passare inosservati abbinati ad un paio di sandali di vernice dello stesso colore. Si era vestita così soltanto perché era andata in paese con la McGranitt.
-Dominique, che cosa c’è?
-Sai che ho comprato un nuovo rossetto??- esclamò e le mostrò un sacchettino marrone di carta firmato: ‘Sfizzi e capricci’, il nuovo negozio di Gabrielle di Hogsmade.
Quando Serena andava a fare compere non badava a spese –E dimmi Sere, quanto l’hai pagato?
La bionda estrasse dall’enorme sacchetto una minuscola scatolina che, agli occhi di Rose pareva perdersi lì dentro, lo aprì con meticolosa velocità, tolse il cappuccio dorato e mostrò il colore del rossetto all’amica –Non molto! Solo quarantanove galeoni e novantanove! Però ne è valsa la pena, guarda che magnifico colore!!
Inorridita, Rose osservò con la coda dell’occhio l’orribile colore del cosmetico: un rosso livido tendente al viola, un classico rossetto da vamp. Rose tossicchiò cercando di nascondere il suo sguardo raccapricciato
-Spero che tu non abbia regalato, al negozio, nemmeno un galeone in più, oltre all’acquisto!!!-
-Ho pagato con cinquanta galeoni e, ovviamente, le ho lascito il resto!- sorrise ingenuamente distruggendo tutte le speranze di Rose per farle capire l’importanza del denaro.
-Cioè… tu hai comprato un rossetto viola a quarantanove galeoni e novantanove e gli hai regalato pure il resto??
-Si!! Devo essere bella per la partenza di mia sorella- il sorriso di Dominique raggiunse l’eccesso, aveva cominciato a saltare davanti a lei con il rossetto nella mano destra, ripetendo –Guarda che bello! Guarda che bello!
- Ma sei uno scandalo…- mugugnò terrificata.
-A proposito com’è il libro?
Pensando fosse una battuta, Rose ringhiò –Non ho ancora avuto modo di leggerlo!!!!
-Calma!- cantilenò ironizzando –Se ti arrabbi ti vengono le rughe e le rughe fanno vecchia!!
La brunetta la guardò storto, poi si massaggiò le tempie tentando di consolare la sua rabbia repressa.

 
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