Titolo: Amore al Chiaro di Luna
Pairing: Remus/Tonks
Genere: Romantico
Rating: PG (in alcuni capitoli forse sarà presente un linguaggio un pò forte e delle scene drammatiche e molto forti anch'esse)
Tipologia: racconto fantasy/romantico
Trama: questa è una lunga, ma molto lunga, storia su Remus e Tonks, comincia da dopo la morte di Sirius ma con rimandi anche momenti passati, ripercorrendo tutta la loro vicenda, come si sono conosciuti e cosa hanno passato. Non l'ho ancora terminata, ma manca poco, e si concluderà con la fine del Principe Mezzosangue; percorrendo il lasso di tempo di un anno o più..
spero che vi piaccia...
ATTENZIONE, LEGGERE QUI: questa fic l'ho già pubblicata in altri forum aggiornando capitolo per capitolo, ma il numero dei capitoli è giunto sulla cinquantina... per questo sarebbe impossibile pubblicarli qui uno ad uno; perciò vi pubblico il link per i primi 30 capitoli su EFP, mentre i pochi restanti che non ho ancora publicato su EFP, li pubblicherò qui uno ad uno..
SPERO VI PIACCIA LA FIC!! =3
p.s. se notate i primi capitoli sono scritti in maniera diversa e meno beh.. scritti meno bene.. questo perchè dal primo capitolo che ho scritto è passato un anno e mezzo e, per mia fortuna, col tempo mi sono impratichita e spero di essere migliorata.. ^_-
a voi l'ardua sentenza.. buona lettura!! =3
wotcher!!
PRIMI 30 CAPITOLI QUICAPITOLO 32: TIME TO SAY GOODBYEGrimmauld Place non era mai apparsa così buia, così fredda, così vuota, così silenziosa…
Tonks avrebbe dato qualsiasi cosa, ora, per vedere uscire fuori Sirius da qualche anfratto, sorridente, magari con una delle sue stupide ma divertenti battute a portata di mano, e vederlo dirigersi verso di loro, spavaldo e sicuro di sé, riuscendo perfino a strappare un sorriso al suo amico Lunastorta…
Ma, una volta varcata la soglia di casa, su entrambi calò un pesante e insostenibile silenzio, un silenzio denso, soffocante, spezzato dal ticchettio dell’antica ed elaborata pendola che segnava ormai da due ore lo scorrere del nuovo anno…
Nel buio che li avvolgeva, Tonks poteva scorgere la figura di Remus, rigida e impassibile che le faceva strada, accendendo con un colpo di bacchetta le antiche lampade ad olio di casa Black; la debole e soffusa luce che ora illuminava la casa mostrava i residui segni dell’allegria che poche ore prima albergava in quella casa, in quella stanza…
Le decorazioni ancora appese, le candele rosse, ormai consumate, poggiate sul tavolo della cucina, ancora imbandito e con i pochi resti della cena lasciati senza troppi complimenti nei rispettivi piatti, quella bottiglia semi vuota di Whisky, poggiata sul tavolino del salotto, i racconti di avvenimenti passati, il sorriso di Remus, la sua risata…
Sembrava passata un’eternità sul volto dell’uomo, ora cupo, le cicatrici profondamente incise a forza tra i lineamenti ancora giovani, gli occhi persi nel vuoto e un senso di malinconica rabbia che circondava la sua persona e che si diffondeva in tutta la casa.
Il respiro di Tonks era così intenso e agitato, così inquieto, così profondo e così percepibile in mezzo a tutto quel silenzio… e Remus ne percepiva il ritmo, la lentezza snervante con cui la ragazza si sforzava di inspirare aria nei polmoni, quasi qualcuno stesse cercando di soffocarla…
Percepiva la sua paura, la sua ansia, la sua preoccupazione e non voleva farla soffrire oltre, non aveva intenzione di procurarle altro dolore, non voleva nemmeno pensare a cosa le sarebbe successo se Greyback avesse aggredito lei e non Edward; non avrebbe lasciato che qualcun altro, specialmente Tonks, soffrisse a causa di quel mostro, lui lo sapeva bene cosa si provava, l’aveva provato sulla propria pelle… non l’avrebbe mai permesso.
Come aveva potuto pensare, anche solo per un momento, di poter vivere per sempre felice e contento con lei al suo fianco? Che idiota…
Doveva andarsene da quella casa, doveva fare qualcosa, doveva farlo al più presto… anche per lei…
-Remus…- la voce di Tonks era così bassa, ma perfettamente udibile in quel silenzio…
La sua voce non l’avrebbe fermato, non gli avrebbe impedito di andarsene, non questa volta…
Come se non avesse sentito niente, come se la voce supplichevole di Ninfadora fosse stata frutto della sua immaginazione, Remus si avviò a passi rapidi e decisi su per le scale, evitando in tutti i modi di incrociare lo sguardo di lei perché, ne era sicuro, vi avrebbe sicuramente trovato solo dolore e abbandono, perché, se l’avesse fatto, non avrebbe avuto la forza di andarsene senza stringerla a sé, un ultima volta.
Tonks lo vide sparire su per la stretta rampa di scale, come un ombra da un passato ormai irraggiungibile; per la prima volta dopo mesi si sentì completamente e veramente sola, sola con sé stessa, sola ad affrontare le proprie paure, le proprie angosce, sola con i propri sentimenti e sola con la speranza di un amore che era stata così sciocca da illudersi si potesse avverare…
Si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, le sembrava di non respirare sul serio da secoli…
Distrattamente si voltò verso lo specchio nell’ingresso che una volta le aveva mostrato il suo riflesso rosa e dorato, il riflesso di una ragazza raggiante e solare, il riflesso di una ragazza innamorata e felice…
L’immagine che si rifletteva ora, però, era quella di una ragazza triste e cupa, con gli occhi velati di lacrime mai cadute e lo sguardo colmo di desideri urlati al vento, i capelli corti che le ricadevano cupi sul viso, privi di colore, privi di quella gioia di vivere che solitamente la caratterizzava…
Non c’era alcuna traccia di rosa, adesso, né di blu, di verde, di rosso, di giallo o di arancio… solo un cupo e spento color topo che le incorniciava il viso e che le cadeva davanti agli occhi…
Fu come se la Tonks riflessa nello specchio le stesse gridando un messaggio, come se le stesse chiedendo aiuto, perché voleva uscire da quella lastra, voleva smettere di essere un riflesso e correre da Remus, che ormai era prossimo a partire, chissà per quanto tempo, impedendogli in qualche modo di partire, di andarsene, di lasciarla da sola con un cuore che batteva inutilmente…
La cosa strabiliante fu che tutto ciò accadde davvero: Tonks si destò dallo stato di malinconico torpore nel quale si trovava e corse su per le scale, rischiando di inciampare innumerevoli volte, con il respiro affannato, come se temesse che Remus potesse scomparire da un momento all’altro…
Raggiunse, in quella che a lei sembrò un eternità, la soglia della stanza di Remus, trovandola aperta, anzi, spalancata; si bloccò alla vista dell’uomo che le dava le spalle, chino sul letto, intento, a quanto sembrava, a radunare gran parte delle sue cose e a metterle in una sacca apparentemente vecchia e logora, incredibilmente piccola ma che riusciva a contenere una quantità enorme di oggetti…
A quella vista le lacrime tornarono a minacciare di scendere e bagnare quel volto così ingiustamente intristito, mostrando ciò che in cuor suo la ragazza provava; lo osservò in silenzio, sicura che, indaffarato com’era, Remus non si era minimamente accorto della sua presenza.
Dal canto suo, infatti, Lupin non si rese conto della presenza di Ninfadora e continuò a radunare tutto il necessario prima di partire, buttando vestiti vari alla rinfusa nella sacca e continuando ad ignorare, inconsapevolmente, la presenza della ragazza alle sue spalle…
-Suppongo che chiederti di non andare sia fiato sprecato, non è vero?- Remus sobbalzò, il suo cuore si bloccò per qualche frazione di secondo, ma non lo diede a vedere e, dopo essersi fermato per qualche secondo, riprese a mettere via le proprie cose, in silenzio, ignorando ancora una volta la voce della ragazza…
Tonks cominciava a spazientirsi, per quale maledetto motivo non le rispondeva? Era diventata davvero così invisibile ai suoi occhi?
-Pensi di riuscire a rispondere prima di partire o un troll ti ha mangiato la lingua?!- disse con tono irritato Tonks, ferma ancora sulla porta, con le braccia incrociate e con uno sguardo che, se solo Remus l’avesse visto, forse le avrebbe risposto all’istante, senza esitare.
Ma il licantropo ci mise un po’ prima di rispondere, pensò e rifletté a lungo prima di inspirare profondamente e, con uno sforzo enorme, rispondere a Ninfadora, con tono piatto e continuando a darle le spalle…
-Ho preso una decisone, Tonks…- il suo cognome pronunciato in quel modo, fece adirare ancora di più Tonks la quale, per una volta, odiò con tutta sé stessa il suo cognome…
Lui non l’aveva mai chiamata così…
-E non tornerai indietro, vero?- rispose la ragazza, cercando di mantenere tutto l’autocontrollo di cui era capace -Certo, sei sempre il solito stupido testone…-
-Questa scelta non dipende da me…-
-A me è sembrato il contrario…-
-Non posso permettere che venga fatto del male ad altre persone! Non capisci che non ho scelta?!-
-Si può sempre scegliere, Remus! Sempre!! E, sinceramente, scegliere di andare a morire cercando di fare l’eroe mi sembra una cosa stupida!- urlò Tonks, ormai in preda alla collera…
-E non dire che non è vero! Non dirlo neanche!!- riprese Ninfadora senza lasciare il tempo a Remus di ribattere -lo so benissimo che è il tuo stupido senso di colpa nei confronti della tua condizione che ti spinge a fare questo!! Tu ti senti in qualche modo responsabile di quello che è accaduto ma non è così! Stai cercando di riscattarti da una colpa che non hai Remus!!-
Silenzio.. Lui che ancora le dava le spalle.. Per tutto questo tempo non aveva avuto nemmeno il coraggio di voltarsi e guardarla, perché non avrebbe resistito, sapeva che, incrociando il suo sguardo, avrebbe visto la verità, avrebbe visto la ragione nei suoi occhi e, forse, non se ne sarebbe andato, non in quel modo e non in quel giorno in ogni caso…
Silenzio.. Lei che, furente di rabbia, fissava l’uomo che le dava le spalle, con le lacrime agli occhi, ora forse più per l’ira che le cresceva dentro che per la tristezza vera e propria…
-Qualunque siano i miei motivi…- disse improvvisamente Remus, con lo sguardo fisso agli indumenti sul letto -io parto lo stesso, lo hai detto anche tu che non cambierò idea…-
-Pensaci almeno, Remus…- lo supplicò inutilmente la ragazza…
-Ci ho già riflettuto e…-
-Questo non è vero! Non hai riflettuto, hai agito in modo impulsivo e basta!!- Tonks gli urlò ancora contro, possibile che, dopo tutto quello che gli aveva detto, Remus non avesse battuto ciglio?
Perché non ragionava, come al suo solito e non si rendeva conto che la missione che aveva accettato significava rischiare la propria vita ogni secondo?
-Questa… questa non è una faccenda che ti riguarda, Tonks…- concluse il licantropo stringendo tra i pugni i vestiti che aveva in mano e maledicendosi per quello che stava facendo…
-Non mi riguarda? Non mi riguarda?!- la misura era colma e ormai Tonks non riusciva più a trattenersi -come fai a dire una cosa del genere?! Come osi anche solo pensarla?-
Gli si avvicinò velocemente, arrivandogli dietro le spalle, distante pochi centimetri dalla sua schiena perennemente voltata; voleva che la sentisse, voleva che sentisse chiaramente la sua voce, voleva urlare così forte che Remus sarebbe stato costretto a voltarsi per forza.
-Una delle persone a cui tengo di più e a cui voglio più bene parte per una missione lunga chissà quanto, rischiando la vita in mezzo ai licantropi e la cosa non dovrebbe riguardarmi?! Tu… tu non capisci niente… e non capirai mai… e…- aveva voglia di prenderlo e scuoterlo per la veste, voleva che si voltasse a guardarla, voleva che la smettesse di ignorarla e fare come se non ci fosse -e perché diamine ti ostini a non guardarmi in faccia maledizione?!-
Remus si voltò di scatto, deciso a chiudere una volta per tutte quella conversazione che non avrebbe portato a niente, ma le parole gli morirono in bocca quando vide, a pochi centimetri da lui, il viso rigato di lacrime di Tonks, i capelli color topo flosci bagnati dal pianto, le guance rosse e gli occhi gonfi…
La barriera di ghiaccio che Remus aveva inutilmente cercato di innalzare, si sciolse davanti agli occhi tristi della ragazza e lo sguardo del licantropo tornò pieno di dolcezza, pieno di affetto e comprensione per quella fragile creatura di fronte a lui…
-Tu non… non puoi andartene, Remus… non puoi…- disse Tonks singhiozzando pesantemente, la mente annebbiata dalle stesse lacrime che le offuscavano la vista -non puoi, perché io… io…-
La voce le si smorzò improvvisamente, muoveva le labbra senza emettere un suono davanti a lui che ora la fissava incredulo…
-Io… ti… -
Le parole che ormai da tanto tempo desiderava dirgli, la frase che aveva represso a forza e che, per tutto questo tempo, aveva celato nel suo cuore, adesso minacciavano di uscire dalla sua bocca, desideri repressi del suo cuore…
-Dora…- il suo nome, finalmente pronunciato nuovamente da lui…
Con dolcezza, Remus le si avvicinò, tendendo un braccio, come per accarezzarla, ma fu scostato bruscamente dalla ragazza che, al contrario, si allontanò da lui, indietreggiando e osservandolo, con gli occhi ancora colmi di lacrime e il pianto che le percorreva il viso, per poi voltarsi e correre fuori dalla stanza, chiudendosi con un tonfo la porta alle spalle…
Entrò nella sua stanza e si lasciò andare sul suo letto, stringendo a sé il cuscino, sfogandosi in un pianto liberatorio; era inutile, non sarebbe mai riuscita ad impedirgli di andarsene e non sarebbe mai riuscita a dirglielo, non sarebbe mai riuscita a dire quelle tre parole che ora continuava a ripetersi, sperando, forse, che lui riuscisse a sentirla…
-Io ti amo…-
continua.. questo prossimo cappy invece è impostato sulla canzone "ALONE" (dal ritornello il titolo del cappy infatti.. ^^) degli "Heart" ripresa in seguito anche da Celine Dion!! (se nn l'avete mai ascoltata vi consiglio di farlo e magari di metterla cm sottofondo mentre leggete il cappy.. in versione celine dion xò.. ke è ancora più dolce.. ^^)
ci saranno degli spezzoni della canzone (tutto il testo) che vanno a pennello ad alcune parti del cappy.. è uscito trpp bene questo abbinamento e spero che anke voi lo appreziate!! ^^
Questo cappy è talmente dolce e speciale che vorrei dedicarlo a due persone egualmente speciali: a David e Natalia.. un sincero grazie a due fantastici attori che hanno e daranno vita a due personaggi unici!! CAPITOLO 33: HOW DO I GET YOU ALONE?Quanto tempo era passato?
Un ora?
Due ore?
O forse un solo istante?
Ora, Remus Lupin capiva cosa volesse dire per molte persone che il tempo era relativo, che occupava una posizione secondaria, che variava a seconda delle nostre emozioni, delle nostre percezioni come singolo individuo…
Da quando Tonks si era chiusa quella porta alle spalle, con le lacrime che ancora cadevano e bagnavano il pavimento, il tempo pareva non avere più senso, a dire il vero, ora nulla pareva avere più senso…
Era stato uno stupido, come al solito aveva pensato di fare di testa sua, aveva cercato di seguire la sua parte razionale, quella incondizionata dai sentimenti… e aveva sbagliato!
Aveva sbagliato a dimostrarsi così freddo, aveva sbagliato a non confidarsi con lei, aveva sbagliato ad ignorarla, aveva sbagliato tutto!
Era forse l’ultima volta che la vedeva per chissà quanto tempo e l’unica cosa che era stato capace di fare era stato ignorarla e trattarla in una maniera orribile…
Idiota…
I hear the ticking of the clock
I'm lying here the room's pitch dark La vecchia pendola, dal piano di sotto ricordò a Remus che il tempo, suo malgrado, non si era fermato, anzi, scorreva più veloce di quanto immaginasse… le tre di mattina.
Lì, in quella stanza buia, avvolta dall’oscurità che solo un raggio di sole avrebbe potuto illuminare, Remus se ne stava ancora fermo, immobile, fissando la porta…
Ma era tardi, troppo tardi e, nonostante tutto, Lupin sarebbe dovuto partire di lì a poco; terminò di sistemare in fretta e furia le poche cose che aveva deciso di portare con sé e, data un ultima occhiata al buio di quella che era stata la sua stanza per quel lungo e intenso periodo della sua vita, uscì e si chiuse delicatamente la porta dietro di sé, attento a fare il minor rumore possibile…
Ma prima di partire aveva ancora un’ultima cosa da fare…
I wonder where you are tonight
No answer on the telephone Si fermò e indugiò, davanti alla porta di Tonks, riuscendo solo ad immaginare cosa stesse provando la ragazza in quel momento, cosa stesse pensando, cosa stesse facendo la sua piccola, adorabile testolina rosa; stava ancora piangendo? Stava ancora soffrendo a causa della sua decisione?
Bussò delicatamente alla porta… attese… nessuna risposta…
And the night goes by so very slow
Oh I hope that it won't end though
Alone Se prima il tempo era passato anche fin troppo velocemente, gli istanti passati davanti all’uscio della camera di Ninfadora sembrarono passare lentamente, sembrarono durare un eternità…
Eppure, in cuor suo, Remus sperava che quegli istanti, che quell’ultima notte passata a Grimmauld Place, con lei, non finissero mai…
Perché quella casa era la sede di ricordi, seppur a volte spiacevoli, che gli avevano regalato alcune delle emozioni più intense della sua vita…
Avrebbe tanto voluto starsene lì, fermo, immobile, ancora a lungo… da solo…
Till now I always got by on my own
I never really cared until I met youChe cosa gli imponeva di restare? Cosa lo tratteneva? Fino ad ora se l’era sempre cavata da solo; non gli era mai importato molto di gioire, di piangere, di vivere… finchè non aveva incontrato lei.
And now it chills me to the bone E ora, il solo pensiero di lasciarla da sola, il solo pensiero di averla fatta soffrire, lo faceva raggelare fino alle ossa…
How do I get you alone
How do I get you alone Come poteva lasciarla da sola? Come poteva lasciarla a soffrire, a causa sua? Come poteva?
Non se ne sarebbe andato, non prima di aver chiarito, di essersi scusato, non prima di averle fatto capire quanto era importante per lui saperla al sicuro, saperla felice…
Bussò nuovamente e, senza aspettare risposta, entrò cautamente nella stanza, trovando la sua piccola Dora, rannicchiata sul letto, immersa nel buio, apparentemente addormentata.
Ma Tonks, da quando si era rifugiata nella sua stanza, non aveva chiuso occhio, non riuscendo nemmeno ad immaginare di poter dormire con tutto quello che era accaduto in quelle poche ore che, da sole, erano bastate a sconvolgere mesi e mesi di relativa calma e tranquillità.
Lo aveva sentito bussare alla porta, la prima volta, ignorandolo come, poco prima, aveva fatto lui; aveva atteso, nel silenzio, sperando che se ne fosse andato, non desiderando altro che essere lasciata da sola…
Ma ecco che, di nuovo, Remus aveva bussato e, questa volta, niente silenzio, solo lo scricchiolio dell’uscio che si apriva, la fioca luce che filtrava dall’apertura della porta e che si proiettava sul pavimento, i passi esitanti di Remus che si facevano strada nel caos della sua stanza, dirigendosi verso di lei.
Non aveva il coraggio di affrontarlo, non di nuovo, non ora…
Chiuse gli occhi, cercando di evadere, di nascondersi da lui…
Sentì Remus sedersi accanto a lei, sul bordo del materasso, lo sentì sospirare, sentì le sue dita che, delicatamente, le scostavano, dal viso ancora bagnato, ciocche di capelli cupe e spente, lo sentì chinarsi verso di lei e posarle un timido e delicato bacio sulla fronte, mormorandole dolcemente parole di scuse…
-Non era mia intenzione farti soffrire piccola, scusami…- calò il silenzio e Tonks dovette fare appello a tutte le sue forze per rimanere immobile e impassibile, lasciandolo andar via, in silenzio così come era venuto…
Pochi istanti dopo, infatti, Remus si alzò lentamente, attento a non svegliare una apparentemente addormentata Ninfadora, dirigendosi verso la porta…
-Te ne vai senza salutare?- la voce di Tonks alle sue spalle fece voltare Remus; non era riuscita ad ignorarlo, non era riuscita a lasciarlo andare senza fare niente ed ora era lì, di fronte a lui, osservandolo da lontano, quasi aspettasse il permesso di avvicinarsi…
-Io… pensavo dormissi…- rispose Remus dopo una lunga pausa, voltandosi per poterla vedere meglio, avvicinandosi a lei…
Erano faccia a faccia, come sempre, ma questa volta Tonks, mortificata, teneva ostinatamente lo sguardo abbassato, stringendosi nervosamente le mani, senza avere il coraggio di guardarlo, forse per l’ultima volta per chissà quanto tempo…
-Non… non volevo svegliarti, scusa, ero venuto solo per dirti che non era affatto mia intenzione trattarti in quel modo, perdonami…-
Tonks rimase in silenzio, in attesa, avendo appena la forza di deglutire, timorosamente, come per paura di fare troppo rumore…
-E’ solo che… tutto quello che è successo stasera… questa missione… è accaduto tutto così in fretta e io… non credo di essermi ancora reso conto bene di quello che è successo, di quello che ho fatto…- dalla voce del licantropo si percepiva chiaramente il timore nel pronunciare quelle parole -mi sono trovato come te, travolto dagli eventi e…-
E adesso? Come le spiegava il modo orribile in cui si era comportato se nemmeno lui ne conosceva bene il motivo?
-La verità è che avevi ragione tu, probabilmente ho accettato troppo in fretta, senza pensare bene alle conseguenze del mio gesto, spinto da uno strano sentimento di “espiazione della colpa” se così la vogliamo chiamare…- sul volto un sorriso amaro, lo sguardo che si perdeva nel vuoto della stanza -ma non voglio che a qualche altro innocente venga fatto del male, non voglio che qualcun altro subisca quello che ho subito io, non… non posso permetterlo… non posso…- i pugni che si stringevano contro il mantello da viaggio gia sulle spalle, una strana rabbia che gli ribolliva dentro…
-Lo so…- Remus alzò lo sguardo e vide comprensione sul viso di Tonks, vide sincerità, vide un sorriso, un sorriso che gli si faceva più vicino -e ti capisco… capisco quello che stai provando in questo momento e mi rendo conto di essermi comportata da egoista, non rispettando le tue scelte ma ero così… spaventata, sono ancora spaventata all’idea che ti possa accadere qualcosa, talmente spaventata che…- sospirò, incerta, titubante, decidendo di non dire niente, di non proseguire, di tenere il suo piccolo sentimento, le sue emozioni ancora per sé…
-E’ giusto che tu vada…- concluse poi con uno sforzo enorme Tonks -è giusto che aiuti l’Ordine e tutte le persone che ne hanno bisogno, Remus e, quando tornerai, io sarò qua…- Ninfadora osservò con dolcezza il licantropo di fronte a lei, che ricambiò lo sguardo, cercando di trattenere le lacrime ancora per un po’…
-Oh, aspetta un momento…- riprese poi la ragazza, prendendo da una piccola scatola posta sul comodino accanto al letto, un piccolo ciondolo che Remus prese delicatamente tra le mani, osservandolo in silenzio -quando l‘ho visto ho pensato subito a te…-
-Fa parte della cultura babbana…- continuò poi, notando il silenzio interrogativo da parte di Remus -è un ciondolo che rappresenta… una teoria, se così si può dire; il nome giusto credo che sia Tao, ed è l’emblema dell’equilibrio e del legame degli eterni opposti, dell’uno che si divide in due parti, due parti che si uniscono a formare l’unità, due entità opposte ma che si completano a vicenda, non riuscendo ad esistere l‘una senza l‘altra… -
Mentre Tonks parlava, Remus ascoltava rapito e si faceva rigirare quel piccolo disco simile ad una moneta tra le dita, notando come, in effetti, vi erano rappresentati i due opposti, queste due “gocce”, una bianca e una nera, divise ma al contempo unite in perfetta armonia…
-Lo Yin e lo Yang…- continuò Ninfadora alludendo al ciondolo -il bianco e il nero, il bene e il male, la luce e il buio, il giorno e la notte, il sole… e la luna…- si soffermò sull’ultima parola e alzò lo sguardo ad osservare Lupin, trovandolo intento ad osservare il ciondolo…
Gli fece chiudere le dita attorno al ciondolo, stringendo a sua volta la mano del licantropo…
-Mentre sei via… non dimenticarti chi sei, Remus…- lo guardava intensamente, supplichevole -tu sei sia lo Yin che lo Yang, sia l’uomo che il lupo… dovrai convivere con entrambi… ma ricordati che vivere da lupo per un po’ di tempo non escluderà il tuo essere uomo, non devi dimenticare la persona fantastica che sei, ti prego non dimenticarlo…-
Le lacrime erano sull’orlo del precipizio, pronte a cadere, ma Ninfadora non voleva piangere di nuovo di fronte a lui, non voleva mostrarsi debole, voleva dargli tutto il sostegno e tutta la forza di cui aveva bisogno…
-Non dimenticarti di me, Remus…-
Il viso di Remus si aprì nel primo, vero sorriso di quel primo giorno del nuovo anno; sorrise a Tonks e l’attirò a sé, liberandosi dalla sua stretta e circondandola con le braccia, stringendola più forte che poteva, assaporando ogni dettaglio, ogni attimo di quegli ultimi istanti insieme a lei, cercando di scaldarsi in quegli ultimi momenti di luce, prima di sprofondare nel buio…
-Non ti dimenticherò, Dora… te lo prometto… non potrei mai dimenticarti… -
You don’t know how long i have wanted
to touch your lips and hold you tightTonks rispose all’abbraccio, stringendosi a Lupin, cercando di tenerlo accanto a sé il più a lungo possibile, perché sapeva che, quando sarebbe venuto il momento di separarsi, sarebbe stato doloroso; se solo Remus avesse saputo quanto la ragazza aveva desiderato quell’abbraccio, quanto desiderava tutt’ora toccare le sue labbra e baciarle con tutto l’amore che portava represso e rinchiuso dentro di sé…
You don't know how long I have waited
And I was going to tell you tonight Aveva aspettato così tanto, aveva atteso così a lungo, e, quella notte, stava per dirglielo, stava per dirgli apertamente quello che provava…
But the secret is still my own
And my love for you is still unknown
Alone Ma aveva deciso di tenere per sè questo segreto, ancora una volta, solo per sé, perché dirglielo ora sarebbe stato inutile, sarebbe stato sbagliato, sarebbe stato un errore…
Aveva deciso di tenere nascosto il suo amore per lui, aveva deciso di lasciarlo andare, aveva deciso di rimanere ancora una volta da sola…
-Grazie, Dora, grazie di tutto…- Remus la strinse ancora più forte, tanto da percepire il battito del cuore della ragazza che premeva contro il suo petto…
Till now I always got by on my own
I never really cared until I met you Tonks si rese conto che, questa volta, non sarebbe riuscita ad andare avanti da sola, come aveva sempre fatto, prima di incontrare i suoi occhi limpidi e puri e il suo viso segnato; questa volta non sarebbe riuscita ad andare avanti, non senza di lui…
And now it chills me to the bone E, ora che era costretta a separarsi da Remus, questa consapevolezza le faceva male, tanto male, un freddo che oltrepassava tutte le barriere fisiche, che penetrava attraverso la pelle e che arrivava a congelarla fino alle ossa…
How do I get you aloneCome poteva? Come poteva lasciarlo da solo ancora una volta? Perché doveva finire così?
How do I get you alone Lei non voleva, non voleva lasciarlo da solo, non voleva lasciarlo, non voleva…
-Non… non voglio… Remus…- singhiozzava ormai, in preda ad un pianto liberatorio; se il freddo che sentiva era riuscito a congelarla fino alle ossa, non era però stato in grado di congelare le sue emozioni, non era riuscito a congelare tutto il dolore e l’amore che provava e che ora si riversava sulle sue guance, un caldo liquido che bruciava al suo passaggio…
How do I get you alone-Shhh… stai tanquilla…- Remus le accarezzava il capo, ben consapevole che le sue parole non sarebbero servite a molto, cercando, consolandola, di convincere anche se stesso -andrà tutto bene, vedrai… andrà tutto bene…- le posò un bacio sulla nuca, affondando il viso tra i cupi e spenti capelli castani di lei, inspirando profondamente e sciogliendo il loro abbraccio…
How do I get you aloneAvrebbe dovuto lasciarla da sola… e rimandare questo momento avrebbe reso ancora più difficile e doloroso il loro addio…
La guardò per un attimo, sorridente nonostante le lacrime, al suo fianco nonostante tutto…
Trovò in quel sorriso tutta la forza di cui aveva bisogno; sarebbe tornato da lei, sarebbe tornato…
-A presto, Dora…- si voltò, senza esitazioni, senza ripensamenti, uscendo dalla stanza, correndo velocemente giù per le scale, incamminandosi nel buio della notte… da solo…
AloneNinfadora lo osservò andarsene, impotente, crollando sul pavimento, bagnandolo di lacrime, stringendo a sé il ciondolo che Remus le aveva regalato, piangendo, soffrendo… da sola…
Alonea voi la parola..