Per quanto stupido possa essere, ultimamente ho scritto qualche ff nel fandom di dragon ball, utilizzando Gohan (
) come protagonista.
Be', perché non provare a far conoscere le mie idiozie anche qui? (
)
Be'... ecco a voi il primo capitolo.
Titolo: The dark side of live
Pairing: PG (non escludo però che ci saranno scene molto forti)
Genere: Generale, dark, malinconico
Rating: Giallo
Note: What is? Alternate Universe (AU)
Tipologia: Fantasy/azione
Trama: Gohan. Un ragazzo normale, come tanti. Un ragazzo la cui unica ambizione è quella di diventare uno studioso. Forse un giorno si sposerà, forse avrà dei figli, o forse rimarrà single per sempre. Niente più. E' possibile che uno dei combattenti migliori della galassia, sia destinato a una vita simile? A un esistenza monotona, e semplice? < Alla fine la mia esistenza si conclude, così, in un lampo. Normalmente sarei stato affranto, angosciato, deluso e arrabbiato, ma ho capito e visto tante cose, e dopo tanto tempo, ho scoperto chi sono > < ... > < Io, sono un Sayan >.
The dark side of life
Capitolo 1
Il cielo scuro e le nubi trasportatrici di pioggia sovrastavano la città sottostante senza pietà. L’aria era umida, uggiosa. E tutta la città era avvolta in nuovo, cupo, torpore.
Un ragazzo moro, alto, e dai lineamenti perfetti, uscì da una casa in cima ad un monte, e a gran velocità si avviò verso il bosco sottostante. Veloce. Troppo veloce, per un essere umano.
Infatti non lo era. Lui era un Sayan, uno dei pochi rimasti in circolazione, molto giovane, per di più.
Il guerriero si diresse verso un fiume, che sotto il riflesso del cielo, sembrava argentato.
Si palesò davanti ad esso, e lentamente cominciò a sfilarsi la maglietta, esibendo i pettorali muscolosi e ben curati, e successivamente sfilò anche i pantaloni e i box, gettandoli a terra. Quindi si immerse nell’acqua gelida, senza provare alcun brivido di freddo. Passò un tempo indefinito da quando il ragazzo si era tuffato, e di lui non c’era traccia. Che fosse affogato?
Ma proprio in quel momento dall’acqua sbucò la testa dai bei lineamenti, seguita a ruota dal corpo
modellato, e nudo. Il ragazzo, senza mostrare alcun segno di sforzo, riuscì ad adagiare sul terreno un gigantesco pesce che teneva tra i muscolosi arti, per poi avvicinarsi ai propri indumenti; posti disordinatamente a terra. Una raggio ultravioletto colpì il suo bel viso che divenne ancora più pallido, quasi trasparente. Infatti, il giovane alzò il viso verso l’alto, stupito; Le nubi cariche di pioggia e il cielo scuro erano stati sostituiti da un sole splendente, un cielo azzurrognolo, e un vivace arcobaleno; tutt’attorno, nel bosco circostante andavano formandosi pozzanghere. Aveva piovuto. Per quanto tempo era stato sott’acqua? Questo non lo sapeva.
Con un sorriso, abbassò lo sguardo verso i vestiti, e camminò verso d’essi, pronto ad indossarli; dietro di lui un cespuglio si mosse sotto la pressione di un vento innaturale.
Appunto per questo, il ragazzo si voltò di scatto, mettendosi in posizione di combattimento contro un nemico invisibile; un’ombra si scagliò fuori dal cespuglio, e corse verso di lui velocissima; ma il Sayan lo fu molto di più, placando l’ombra da dietro con agilità, per poi stringerla in una morsa che poteva divenire fatale, se avesse contratto i muscoli delle possenti braccia ancora un po’. L’ombra cominciò a scalciare come una lepre che era stata appena catturata dal suo cacciatore; ma lei non era una preda, e tantomeno lui era il calciatore. Il ragazzo, senza bisogno di alcuna luce, capì che l’ombra non era altro che una fragile creatura umana, e, nel riconoscerla divenne paonazzo, e con un gesto fulmineo mollo la presa alzando le mani in segno di resa.
< Guarda che non sapevo che eri tu, Videl, te lo posso assicurare >. Si affrettò a dire diventando ancora più rosso. < E comunque non dovevi spuntare a quel modo, o, perlomeno, se proprio dovevi farlo, potevi benissimo aspettare che mi vestissi >. E detto questo spostò nuovamente la sua attenzione ai propri indumenti.
< Gohan, mi dispiace, io… io non avevo visto che eri nudo, dannazione! >.
Sussurrò l’umana, Videl Satan, nel dare le spalle al ragazzo. Rimasero entrambi in silenzio, e dopo qualche minuto, Gohan disse:
< Ora sono vestito, puoi girarti >.
< Perché eri nudo? >. Farfugliò lei, seguendo il suggerimento del ragazzo. Domanda stupida; solo ora aveva notato il grande pesce adagiato al suolo. < Come non detto >. Aggiunse.
Gohan sorrise imbarazzato, palesandosi di fronte a lei e incatenandola al suo sguardo.
< Be’… cosa ci fai qui, Videl? >. Borbottò ancora rosso in viso.
Lei abbassò lo sguardo.
Gohan sorrise di nuovo. < Mi cercavi? >. Chiese di nuovo, con un pizzico di malizia.
Videl rialzò di nuovo lo sguardo per guardarlo in faccia, torva. < Sì, ti cercavo >. Ammise; il tono di voce si era fatto duro, anche se lasciava trapelare una traccia di scetticismo.
< A che scopo? Mi pare di averti già insegnato a volare, o sbaglio? >. Il ragazzo parve alquanto incuriosito, passando oltre l’imbarazzo iniziale.
Lei parve a disagio. < No, non si tratta di questo. Ma, sai, in quanto Greit Sayamen2, è mio dovere salvaguardare il mio carissimo amico, nonché collega >. Farfugliò.
Il ragazzo parve leggermente dubbioso, perciò lei aggiunse: < Be’, a dire la verità volevo solo accertarmi che tu stessi bene. Sai, dopo quel che è successo >.
Lui s’irrigidì, e parve a disagio. < Sto bene >. Disse semplicemente, dando lei le spalle, e issando sopra la spalla il pesce gigantesco.
Lei non si fece convincere, e riabbatté: < No che non stai bene, Gohan! La scuola è iniziata da più di un mese, e tu ti sei fatto vivo sì e no cinque volte. Tua madre, tuo padre, tuo fratello… tutti sono preoccupati per te! E non è una cosa da poco >.
< Oh. Sono mancato per un paio di giorni da scuola, si salvi chi può! >. Commentò lui, sarcastico.
< Fa poco lo spiritoso Gohan. Possibile che tu non riesca a capire che siamo tutti preoccupati per te? >. Incalzò lei.
< Evviva i martiri! >. Ribatté sarcastico e irritato. < Dì loro che io sto benissimo, e che non c’è alcun motivo di preoccuparsi tanto. So badare a me stesso >. Aggiunse, acido.
Lei sbuffò. Odiava quando era così cinico. < Ah, certo. Il fatto che tu sia scappato di casa non è poi così grave, dai. E’ solo un’altra delle tue favolose e idee, non è vero? Dai, illuminami! dato che sei così geniale, avrai sicuramente trovato un modo per pagare le bollette, cucinare, pulire, lavare, e tante altre cose. Non dico bene? >. Be’, se lui era cinico, lo sarebbe stata anche lei.
Il giovine si rabbuio. < Non sono affari tuoi! >. Ribatté. Sotto ogni logica, non ci sarebbe stato modo di alludere la domanda posta da Videl. Quella ragazza era astuta quasi quanto lui. Doveva stare attento.
Lei sorrise. < Hai ragione. Non sono affari miei, infatti lo sono della polizia di Satan City >. Incalzò.
Il ragazzo, già bianchissimo di suo, impallidì. E lei sorrise di nuovo. Lo aveva in pugno.
< Non lo faresti mai >. Biascicò lui.
< Ah, sì? Ne sei sicuro? >.
< Non puoi costringermi a tornare a casa! Questa è casa mia! >. Gohan cominciava ad infuriarsi. Non era giusto. La sua famiglia si era trasferita nella grande casa dei Brief, e a lui non andava stare lì, in mezzo a tanta gente, che andava a veniva a suo piacimento. Anzi, a dire il vero, il problema non era questo, o almeno non solo. Il vero problema era che lui era stanco, stufo di tutto, e di tutti. La madre esigeva che lui diventasse uno studioso. Il padre e Vegeta lo volevano far allenare. Goten e Trunks erano delle vere pesti, oltre ad essere anche delle scocciature, come anche Bulma, con le sue battutine e le sue risatine poco promettenti. E poi, ogni santo giorno, Crilin, Yamco, Muten, e tutti gli amici e le amiche di famiglia si riunivano nella grande casa, pronti a sghignazzare per ogni minima cosa che trovassero a tiro. Basta! Questa storia era fin troppo esasperante, e stancante, per poterla reggere, e lui, era al minimo della sopportazione. D’ora in poi avrebbe vissuto in pace, e avrebbe fatto quello che andava lui di fare. Da troppo tempo, ormai, pensava che la scelta della madre, riguardo al fatto che lui dovesse diventare uno studioso, recidesse un po’ il libero arbitro: ma ora non più. Non sapeva cosa voleva, o cosa voleva fare, e di certo l’idea di fare lo studioso non era male; lui amava scoprire sempre cose nuove, e il più delle volte amava studiare. Ma il punto non era questo. Il punto era che voleva costruire, quindi decidere lui, la propria strada. Era di suo diritto. Non di sua madre. Per la prima volta voleva vivere la sua età, senza preoccuparsi di dover sembrare maturo, e poter sbagliare, e imparare dai propri errori, come tutti. Adesso, ci era riuscito. Adesso, dopo tanto tempo, era riuscito a prendere le redini della propria vita per condurla dove andava lui. Si sentiva strano, eccitato… e felice. Come se fosse sotto effetto da una dose d’extasi. Come se, dopo un periodo di tempo indefinito, fosse riuscito a sfilarsi il grosso busto che lo opprimeva, lo incatenava, e lo uccideva. E nessuno, nemmeno la polizia, avrebbe dovuto, potuto rimetterglielo. Adesso, era libero.
Lei parve interdetta. < E’ tutto qui il problema? Ti manca questa casa? >.
< No! Certo che no! Il fatto è che… >. Fece per dire lui, ma si bloccò sicuro che lei non avrebbe mai capito i problemi che tanto affliggevano il povero Sayan.
< Che…? >. Incitò lei.
Dannazione. Non voleva far la figura del ridicolo davanti a Videl. Anzi, a dire il vero, non voleva fare la figura dell’idiota con nessuno. Si ritrovò a pensare velocemente. Se lui avesse cambiato argomento, la ragazza si sarebbe immediatamente insospettita e avrebbe comunque mandato un reclamo sotto ordine della polizia. Non poteva supplicarla. Lei non avrebbe mai ceduto, la conosceva bene. Non poteva nemmeno minacciarla! Insomma, era sua amica, e non poteva affatto riuscire a fare lei del male. Almeno che…
Una piccola luce di speranza di accese negli occhi del giovane Sayan, che disse: < Stammi bene a sentire Videl, io non ho alcuna intenzione di tornare a casa. E non m’importa se tu, la polizia, o tuo padre stesso verrete a prendermi con la forza >. E qui un sorriso allusivo increspò le labbra del giovine “tanto con la forza non ci riuscirete comunque” pensò soddisfatto per la prima volta, della sua natura Sayan.
< E se non potete, o meglio, non volete capirlo non mi resta altro che andarmene da questo posto >.
Fece un respiro profondo. < Andarmene da Satan city. Per sempre >.
La ragazza fu colta di sorpresa, tanto che rimase a fissare Gohan con gli occhi sbarrati, boccheggiante. Cercò di darsi un minimo di ritegno, e disse: < Ah, sì? E dove avresti intenzione di andare? Hai un piano? >. Dal tono di voce voleva mostrarsi sicura di se, ma il risultato fu poco convincente. Stava perdendo.
Gohan abbozzò un sorriso. Certo, riuscire a ideare qualcosa su due piedi, senza nemmeno collaudare, e valutare gli eventuali avvenimenti non era certamente quel che si definiva “piano”.
Ma se la sua libertà voleva continuare, doveva rischiare qualcosa. E al momento lui non aveva niente da perdere, e molto da salvare. < No >. Confessò. < Ma riuscirò a farmelo venire. Sai che ci riuscirò >. Concluse. La situazione si stava capovolgendo per il meglio! La ragazza aveva da sempre mostrato un debole per lui, e lui, malgrado la faccia da perfetto ingenuo, aveva capito ciò che la ragazza cercava invano di nascondere. Videl non avrebbe mai permesso a Gohan di andarsene, e di allontanarsi da lei. Wow! Inizialmente, quello messo alle strette, era lui, ma adesso era riuscito a fare sì che succedesse il contrario. Rimase stupito dalla velocità in cui la situazione si era capovolta a proprio vantaggio.
< E’ davvero questo quello che vuoi, Gohan? >, Sussurrò lei < Vivere in assoluta autonomia, senza né famiglia, nè amici, né parenti? Rimanere senza nessuno che ti abbracci, consoli, e asciughi le tue lacrime quando ne hai bisogno? Insomma, Gohan… >. La voce di Videl s’incrinò leggermente < Che scopo vuoi avere nella vita? >. Continuò incatenandolo con lo sguardo; Il corpo proteso in avanti, gli occhi pieni di lacrime, e i corti capelli e i vestiti larghi ondeggiavano sotto il flusso di un’impercettibile brezza autunnale.
Che scopo vuoi avere nella vita? Queste parole colpirono Gohan, anche se non lo avevano colto di sorpresa. Per molto tempo se l’era chiesto, ma non aveva mai trovato la risposta. O forse la risposta era dentro di lui, ma in un angolo della sua mente così remoto, che non aveva ancora avuto il tempo di conoscere.
Che sia stato per questo motivo che la madre si era prodigata del compito di dover scegliere il destino di suo figlio? Che fosse stato lui stesso ad aver rinunciato al proprio dovere, a causa della sua scarsa ambizione? Forse Vegeta aveva ragione, dopotutto, quando lo giudicava un debole.
Solo adesso lo capiva, e questa rivelazione lo lasciò senza fiato. Come un pugno dritto allo stomaco. L’ancora di salvezza era affondata, e lui stava cadendo con lei nell’abisso.
< Allora? >. La voce furiosa di Videl si fece risentire.
< Allora cosa? Cosa vuoi sapere? >. Sbottò Gohan d’impeto. < Qual è lo scopo della mia vita? Be’, non lo so! So solo che sono stufo di sentirmi dire da tutti cosa devo, o non devo fare. Ho sedici anni, non sono maggiorenne è vero, ma credo di essere ben capace di intendere e di volere! E’ quello che voglio per il momento è che non mi si diano degli ordini, né da te, né da nessuno! >. Continuò.
Forse a causa della rivelazione appena avuta, forse a causa della frustrazione, o forse per altri motivi a lui nascosti. Ma scoppiò.
Edited by *Fr@ncy*Cull&n* - 13/9/2009, 16:16