Ecco una mia fanfiction

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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 12/9/2009, 21:27




Per quanto stupido possa essere, ultimamente ho scritto qualche ff nel fandom di dragon ball, utilizzando Gohan ( :wub: ) come protagonista.
Be', perché non provare a far conoscere le mie idiozie anche qui? ( image )
Be'... ecco a voi il primo capitolo.


Titolo: The dark side of live
Pairing: PG (non escludo però che ci saranno scene molto forti)
Genere: Generale, dark, malinconico
Rating: Giallo
Note: What is? Alternate Universe (AU)
Tipologia: Fantasy/azione
Trama: Gohan. Un ragazzo normale, come tanti. Un ragazzo la cui unica ambizione è quella di diventare uno studioso. Forse un giorno si sposerà, forse avrà dei figli, o forse rimarrà single per sempre. Niente più. E' possibile che uno dei combattenti migliori della galassia, sia destinato a una vita simile? A un esistenza monotona, e semplice? < Alla fine la mia esistenza si conclude, così, in un lampo. Normalmente sarei stato affranto, angosciato, deluso e arrabbiato, ma ho capito e visto tante cose, e dopo tanto tempo, ho scoperto chi sono > < ... > < Io, sono un Sayan >.

The dark side of life
Capitolo 1





Il cielo scuro e le nubi trasportatrici di pioggia sovrastavano la città sottostante senza pietà. L’aria era umida, uggiosa. E tutta la città era avvolta in nuovo, cupo, torpore.
Un ragazzo moro, alto, e dai lineamenti perfetti, uscì da una casa in cima ad un monte, e a gran velocità si avviò verso il bosco sottostante. Veloce. Troppo veloce, per un essere umano.
Infatti non lo era. Lui era un Sayan, uno dei pochi rimasti in circolazione, molto giovane, per di più.
Il guerriero si diresse verso un fiume, che sotto il riflesso del cielo, sembrava argentato.
Si palesò davanti ad esso, e lentamente cominciò a sfilarsi la maglietta, esibendo i pettorali muscolosi e ben curati, e successivamente sfilò anche i pantaloni e i box, gettandoli a terra. Quindi si immerse nell’acqua gelida, senza provare alcun brivido di freddo. Passò un tempo indefinito da quando il ragazzo si era tuffato, e di lui non c’era traccia. Che fosse affogato?
Ma proprio in quel momento dall’acqua sbucò la testa dai bei lineamenti, seguita a ruota dal corpo
modellato, e nudo. Il ragazzo, senza mostrare alcun segno di sforzo, riuscì ad adagiare sul terreno un gigantesco pesce che teneva tra i muscolosi arti, per poi avvicinarsi ai propri indumenti; posti disordinatamente a terra. Una raggio ultravioletto colpì il suo bel viso che divenne ancora più pallido, quasi trasparente. Infatti, il giovane alzò il viso verso l’alto, stupito; Le nubi cariche di pioggia e il cielo scuro erano stati sostituiti da un sole splendente, un cielo azzurrognolo, e un vivace arcobaleno; tutt’attorno, nel bosco circostante andavano formandosi pozzanghere. Aveva piovuto. Per quanto tempo era stato sott’acqua? Questo non lo sapeva.
Con un sorriso, abbassò lo sguardo verso i vestiti, e camminò verso d’essi, pronto ad indossarli; dietro di lui un cespuglio si mosse sotto la pressione di un vento innaturale.
Appunto per questo, il ragazzo si voltò di scatto, mettendosi in posizione di combattimento contro un nemico invisibile; un’ombra si scagliò fuori dal cespuglio, e corse verso di lui velocissima; ma il Sayan lo fu molto di più, placando l’ombra da dietro con agilità, per poi stringerla in una morsa che poteva divenire fatale, se avesse contratto i muscoli delle possenti braccia ancora un po’. L’ombra cominciò a scalciare come una lepre che era stata appena catturata dal suo cacciatore; ma lei non era una preda, e tantomeno lui era il calciatore. Il ragazzo, senza bisogno di alcuna luce, capì che l’ombra non era altro che una fragile creatura umana, e, nel riconoscerla divenne paonazzo, e con un gesto fulmineo mollo la presa alzando le mani in segno di resa.
< Guarda che non sapevo che eri tu, Videl, te lo posso assicurare >. Si affrettò a dire diventando ancora più rosso. < E comunque non dovevi spuntare a quel modo, o, perlomeno, se proprio dovevi farlo, potevi benissimo aspettare che mi vestissi >. E detto questo spostò nuovamente la sua attenzione ai propri indumenti.
< Gohan, mi dispiace, io… io non avevo visto che eri nudo, dannazione! >.
Sussurrò l’umana, Videl Satan, nel dare le spalle al ragazzo. Rimasero entrambi in silenzio, e dopo qualche minuto, Gohan disse:
< Ora sono vestito, puoi girarti >.
< Perché eri nudo? >. Farfugliò lei, seguendo il suggerimento del ragazzo. Domanda stupida; solo ora aveva notato il grande pesce adagiato al suolo. < Come non detto >. Aggiunse.
Gohan sorrise imbarazzato, palesandosi di fronte a lei e incatenandola al suo sguardo.
< Be’… cosa ci fai qui, Videl? >. Borbottò ancora rosso in viso.
Lei abbassò lo sguardo.
Gohan sorrise di nuovo. < Mi cercavi? >. Chiese di nuovo, con un pizzico di malizia.
Videl rialzò di nuovo lo sguardo per guardarlo in faccia, torva. < Sì, ti cercavo >. Ammise; il tono di voce si era fatto duro, anche se lasciava trapelare una traccia di scetticismo.
< A che scopo? Mi pare di averti già insegnato a volare, o sbaglio? >. Il ragazzo parve alquanto incuriosito, passando oltre l’imbarazzo iniziale.
Lei parve a disagio. < No, non si tratta di questo. Ma, sai, in quanto Greit Sayamen2, è mio dovere salvaguardare il mio carissimo amico, nonché collega >. Farfugliò.
Il ragazzo parve leggermente dubbioso, perciò lei aggiunse: < Be’, a dire la verità volevo solo accertarmi che tu stessi bene. Sai, dopo quel che è successo >.
Lui s’irrigidì, e parve a disagio. < Sto bene >. Disse semplicemente, dando lei le spalle, e issando sopra la spalla il pesce gigantesco.
Lei non si fece convincere, e riabbatté: < No che non stai bene, Gohan! La scuola è iniziata da più di un mese, e tu ti sei fatto vivo sì e no cinque volte. Tua madre, tuo padre, tuo fratello… tutti sono preoccupati per te! E non è una cosa da poco >.
< Oh. Sono mancato per un paio di giorni da scuola, si salvi chi può! >. Commentò lui, sarcastico.
< Fa poco lo spiritoso Gohan. Possibile che tu non riesca a capire che siamo tutti preoccupati per te? >. Incalzò lei.
< Evviva i martiri! >. Ribatté sarcastico e irritato. < Dì loro che io sto benissimo, e che non c’è alcun motivo di preoccuparsi tanto. So badare a me stesso >. Aggiunse, acido.
Lei sbuffò. Odiava quando era così cinico. < Ah, certo. Il fatto che tu sia scappato di casa non è poi così grave, dai. E’ solo un’altra delle tue favolose e idee, non è vero? Dai, illuminami! dato che sei così geniale, avrai sicuramente trovato un modo per pagare le bollette, cucinare, pulire, lavare, e tante altre cose. Non dico bene? >. Be’, se lui era cinico, lo sarebbe stata anche lei.
Il giovine si rabbuio. < Non sono affari tuoi! >. Ribatté. Sotto ogni logica, non ci sarebbe stato modo di alludere la domanda posta da Videl. Quella ragazza era astuta quasi quanto lui. Doveva stare attento.
Lei sorrise. < Hai ragione. Non sono affari miei, infatti lo sono della polizia di Satan City >. Incalzò.
Il ragazzo, già bianchissimo di suo, impallidì. E lei sorrise di nuovo. Lo aveva in pugno.
< Non lo faresti mai >. Biascicò lui.
< Ah, sì? Ne sei sicuro? >.
< Non puoi costringermi a tornare a casa! Questa è casa mia! >. Gohan cominciava ad infuriarsi. Non era giusto. La sua famiglia si era trasferita nella grande casa dei Brief, e a lui non andava stare lì, in mezzo a tanta gente, che andava a veniva a suo piacimento. Anzi, a dire il vero, il problema non era questo, o almeno non solo. Il vero problema era che lui era stanco, stufo di tutto, e di tutti. La madre esigeva che lui diventasse uno studioso. Il padre e Vegeta lo volevano far allenare. Goten e Trunks erano delle vere pesti, oltre ad essere anche delle scocciature, come anche Bulma, con le sue battutine e le sue risatine poco promettenti. E poi, ogni santo giorno, Crilin, Yamco, Muten, e tutti gli amici e le amiche di famiglia si riunivano nella grande casa, pronti a sghignazzare per ogni minima cosa che trovassero a tiro. Basta! Questa storia era fin troppo esasperante, e stancante, per poterla reggere, e lui, era al minimo della sopportazione. D’ora in poi avrebbe vissuto in pace, e avrebbe fatto quello che andava lui di fare. Da troppo tempo, ormai, pensava che la scelta della madre, riguardo al fatto che lui dovesse diventare uno studioso, recidesse un po’ il libero arbitro: ma ora non più. Non sapeva cosa voleva, o cosa voleva fare, e di certo l’idea di fare lo studioso non era male; lui amava scoprire sempre cose nuove, e il più delle volte amava studiare. Ma il punto non era questo. Il punto era che voleva costruire, quindi decidere lui, la propria strada. Era di suo diritto. Non di sua madre. Per la prima volta voleva vivere la sua età, senza preoccuparsi di dover sembrare maturo, e poter sbagliare, e imparare dai propri errori, come tutti. Adesso, ci era riuscito. Adesso, dopo tanto tempo, era riuscito a prendere le redini della propria vita per condurla dove andava lui. Si sentiva strano, eccitato… e felice. Come se fosse sotto effetto da una dose d’extasi. Come se, dopo un periodo di tempo indefinito, fosse riuscito a sfilarsi il grosso busto che lo opprimeva, lo incatenava, e lo uccideva. E nessuno, nemmeno la polizia, avrebbe dovuto, potuto rimetterglielo. Adesso, era libero.
Lei parve interdetta. < E’ tutto qui il problema? Ti manca questa casa? >.
< No! Certo che no! Il fatto è che… >. Fece per dire lui, ma si bloccò sicuro che lei non avrebbe mai capito i problemi che tanto affliggevano il povero Sayan.
< Che…? >. Incitò lei.
Dannazione. Non voleva far la figura del ridicolo davanti a Videl. Anzi, a dire il vero, non voleva fare la figura dell’idiota con nessuno. Si ritrovò a pensare velocemente. Se lui avesse cambiato argomento, la ragazza si sarebbe immediatamente insospettita e avrebbe comunque mandato un reclamo sotto ordine della polizia. Non poteva supplicarla. Lei non avrebbe mai ceduto, la conosceva bene. Non poteva nemmeno minacciarla! Insomma, era sua amica, e non poteva affatto riuscire a fare lei del male. Almeno che…
Una piccola luce di speranza di accese negli occhi del giovane Sayan, che disse: < Stammi bene a sentire Videl, io non ho alcuna intenzione di tornare a casa. E non m’importa se tu, la polizia, o tuo padre stesso verrete a prendermi con la forza >. E qui un sorriso allusivo increspò le labbra del giovine “tanto con la forza non ci riuscirete comunque” pensò soddisfatto per la prima volta, della sua natura Sayan.
< E se non potete, o meglio, non volete capirlo non mi resta altro che andarmene da questo posto >.
Fece un respiro profondo. < Andarmene da Satan city. Per sempre >.
La ragazza fu colta di sorpresa, tanto che rimase a fissare Gohan con gli occhi sbarrati, boccheggiante. Cercò di darsi un minimo di ritegno, e disse: < Ah, sì? E dove avresti intenzione di andare? Hai un piano? >. Dal tono di voce voleva mostrarsi sicura di se, ma il risultato fu poco convincente. Stava perdendo.
Gohan abbozzò un sorriso. Certo, riuscire a ideare qualcosa su due piedi, senza nemmeno collaudare, e valutare gli eventuali avvenimenti non era certamente quel che si definiva “piano”.
Ma se la sua libertà voleva continuare, doveva rischiare qualcosa. E al momento lui non aveva niente da perdere, e molto da salvare. < No >. Confessò. < Ma riuscirò a farmelo venire. Sai che ci riuscirò >. Concluse. La situazione si stava capovolgendo per il meglio! La ragazza aveva da sempre mostrato un debole per lui, e lui, malgrado la faccia da perfetto ingenuo, aveva capito ciò che la ragazza cercava invano di nascondere. Videl non avrebbe mai permesso a Gohan di andarsene, e di allontanarsi da lei. Wow! Inizialmente, quello messo alle strette, era lui, ma adesso era riuscito a fare sì che succedesse il contrario. Rimase stupito dalla velocità in cui la situazione si era capovolta a proprio vantaggio.
< E’ davvero questo quello che vuoi, Gohan? >, Sussurrò lei < Vivere in assoluta autonomia, senza né famiglia, nè amici, né parenti? Rimanere senza nessuno che ti abbracci, consoli, e asciughi le tue lacrime quando ne hai bisogno? Insomma, Gohan… >. La voce di Videl s’incrinò leggermente < Che scopo vuoi avere nella vita? >. Continuò incatenandolo con lo sguardo; Il corpo proteso in avanti, gli occhi pieni di lacrime, e i corti capelli e i vestiti larghi ondeggiavano sotto il flusso di un’impercettibile brezza autunnale.
Che scopo vuoi avere nella vita? Queste parole colpirono Gohan, anche se non lo avevano colto di sorpresa. Per molto tempo se l’era chiesto, ma non aveva mai trovato la risposta. O forse la risposta era dentro di lui, ma in un angolo della sua mente così remoto, che non aveva ancora avuto il tempo di conoscere.
Che sia stato per questo motivo che la madre si era prodigata del compito di dover scegliere il destino di suo figlio? Che fosse stato lui stesso ad aver rinunciato al proprio dovere, a causa della sua scarsa ambizione? Forse Vegeta aveva ragione, dopotutto, quando lo giudicava un debole.
Solo adesso lo capiva, e questa rivelazione lo lasciò senza fiato. Come un pugno dritto allo stomaco. L’ancora di salvezza era affondata, e lui stava cadendo con lei nell’abisso.
< Allora? >. La voce furiosa di Videl si fece risentire.
< Allora cosa? Cosa vuoi sapere? >. Sbottò Gohan d’impeto. < Qual è lo scopo della mia vita? Be’, non lo so! So solo che sono stufo di sentirmi dire da tutti cosa devo, o non devo fare. Ho sedici anni, non sono maggiorenne è vero, ma credo di essere ben capace di intendere e di volere! E’ quello che voglio per il momento è che non mi si diano degli ordini, né da te, né da nessuno! >. Continuò.
Forse a causa della rivelazione appena avuta, forse a causa della frustrazione, o forse per altri motivi a lui nascosti. Ma scoppiò.

Edited by *Fr@ncy*Cull&n* - 13/9/2009, 16:16
 
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angiechan
view post Posted on 20/9/2009, 14:17




ma ch carina..*-*
povero gohan.. ç_ç
troppe paranoie.. e comunque saei scoppiata anche io con una madre come kiki..
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 20/9/2009, 16:54




Avresti strozzato e quasi ucciso la tua migliore amica?
XD
Scherzo.
 
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angiechan
view post Posted on 20/9/2009, 17:29




non così tanto dai.. XD
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 18/10/2009, 14:38




La fanfiction fa schifo, e francamente non so perché la stia aggiornando... fatto sta che... ecco il secondo capitolo:

The dark side of live

Capitolo 2



Il sole dardeggiava splendente alto in celo, illuminando qualunque cosa capitasse lui a tiro.

L’aria era impregnata dall’odore del muschio, dal canto degli uccellini, e dal rumore dell’acqua che scrosciava velocemente.

Un paradiso. Soprattutto per il silenzio. Quel silenzio tanto bramato e finalmente ottenuto, pensava il giovane Gohan son, che sedeva in posa di meditazione ai piedi di una cascata, posta in una grandissima radura deserta. Il posto dove aveva vissuto quasi metà della sua vita.

Dove si era trasformato da bambino capriccioso, a selvaggio.

Dove aveva imparato la cruenta arte del combattere, e dell’uccidere, assieme al suo vecchio maestro, Piccolo.

Era stato proprio lui ad insegnargli, oltre alle altre miriade di cose, la meditazione.

Prima d’ora era sempre stato scettico ad essa, ma solo adesso riusciva ad apprezzarla veramente. Come gli aveva spiegato Piccolo, quello era un modo, un mondo, dove poter far spazio tra i pensieri, ordinarli, e a volte, eliminarli.

Eliminare.

Era questa l’opzione che stava cercando di compiere ora il ragazzo.

Benché apprezzasse il silenzio, e la meditazione lo aiutasse, non aveva ancora dimestichezza con tutto questo.

Quei pensieri che tanto affollavano la sua mente, ferendola come mille frecce avvelenate, gli facevano ancora male. Malissimo. Quindi, quando il dolore si faceva così cieco che non lasciava spazio a niente, nemmeno al pensiero, perché non eliminarlo?

Certo, forse era il metodo più vigliacco che ci fosse, ma lui non si era mai considerato granché coraggioso, dunque poco importava.

Non avrebbe mai avuto il coraggio di pensare concretamente a quel che aveva combinato. Ma tuttavia, non riusciva a pensare ad altro.

Non riusciva a non pensare al battibecco di una settimana fa, con Videl, o al fatto di non essere riuscito a padroneggiare la sua furia, e che questa furia stava quasi per uccidere la persona più importante della sua intera esistenza: la sua migliore amica.

La cosa peggiore poi, era che, a dispetto di tutto quello che gli altri possano pensare, Videl per lui non era altri che un’amica, la migliore certo, ma nulla di più.

Forse, si rendeva conto lui con una gran morsa allo stomaco, per lei era più di un’amicizia, forse per Videl, Gohan era ancora più importante di quanto lui potesse mai immaginare. E forse lei credeva che i suoi sentimenti fossero ricambiati, ma dopo il comportamento di Gohan… Una cosa però era certa: l’aveva ferita. Aveva totalmente, profondamente ferito i sentimenti della povera ragazza. E questo gli faceva ancor più male.

Adesso, Gohan ne era sicuro, lei lo avrebbe odiato. La stava quasi per strozzare, ovvio. Qualunque persona sana di mente avrebbe odiato con tutta se stessa il mostro che stava quasi per porre fine alla sua esistenza.

Bè, non che Videl fosse una persona normale, o addirittura sana di mente, ma di certo non poteva essere così incosciente. Gohan lo sperava.

Non che a lui non avrebbe fatto piacere riappacificarsi con lei, ma sapeva che dentro di lui c’era qualcosa di pericoloso, e totalmente, profondamente sbagliato. Che cosa?

Lui, si rendeva conto per l’ennesima volta con un brivido, che la sua furia, quell’animale che nasceva dentro lui ogni volta che si arrabbiava, non gli avrebbe mai permesso di avere degli amici, una famiglia, o una vita. La spiegazione era semplice: aveva sempre, con o senza rabbia, una voglia matta di ferire, dilaniare, uccidere. era sempre esistita, lo sapeva. Ma se, come la settimana scorsa, non fosse riuscito a controllarla? Se non fosse riuscito a controllarla in tempo? Avrebbe stroncato una vita innocente solo per una sua perversa pulsione? Per un suo stupido capriccio?

La cosa ancora peggiore poi, la cosa che spesso gli faceva passare intere nottate in bianco, era che la sua furia ingannava chiunque. Ingannava persino Gohan stesso. Ogni volta che pensava che fosse finita, quella subito rientrava in scena.

Dunque, l’idea di stare il maggior possibile lontano dagli altri era la cosa più razionale che fruttò quella mattina. Ma… come? Era da una vita che tentava, ma si faceva ugualmente coinvolgere dalla sua famiglia, dai suoi amici, e da altre persone con vite facilmente stroncabili per… uno come lui. Che la furia facesse parte della sua natura Sayan?

“Basta. Gohan, piantala”. Si ripeté per l’ennesima volta tenendosi la testa tra le mani.

Perché? Perché gli altri non capivano com’era davvero Gohan? Magari, se comprendessero, se capissero, si sarebbero tenuti alla larga da lui, e dalla sua furia. Gli avrebbero reso la vita molto più semplice del previsto, e soprattutto avrebbero salvato la propria.

Ma no!

Non capivano, non volevano capire.

Gohan certamente non ne parlava mai con nessuno, ma dubitava che qualcuno ne fosse a conoscenza.

O forse… Forse non era proprio così. Cioè, molti sapevano che Gohan avesse qualcosa di simile a una furia dentro lui, anche se non nei dettagli. Credevano solamente che fosse una cosa che gli capitasse solo quanto era arrabbiato, e credevano anche questa furia influenzasse solo la sua forza e la sua capacità di combattimento, non il suo carattere o il suo modo di fare. Tantomeno non potevano mai e poi mai immaginare che avesse effetti così cruenti come la voglia di uccidere qualcuno. Questa voglia così matta, così crudele, così… permanente. Quindi, comunque andassero le cose, per lui era meglio che nessuno entrasse a fondo nella sua vita. O, se anche lo avessero fatto, dopo almeno avrebbero avuto il buonsenso di tenersi alla larga appena scoperto il vero volto di Gohan.

Ma… qual era il vero volto di Gohan?

Un mese fa avrebbe potuto dare mille risposte a questa domanda: avrebbe potuto dire che era un ragazzo semplice, timido, gentile e col grande sogno di diventare uno studioso.

Adesso? Adesso i suoi pensieri erano così complessi che non potevano lontanamente essere paragonati alla parola “semplice”; che era entrato in un torpore così profondo che, ne era sicuro, non avrebbe sentito alcun imbarazzo- o altre emozioni- per un bel po’; che con quella perversa furia che gli perseverava dentro da molto, troppo tempo, e aveva ammesso solo ora, era tutt’altro che gentile; e… con questa confusione che gli affollava totalmente la mente e gli ottundeva i sensi non era più nemmeno sicuro di voler passare tutta la sua intera esistenza sui libri, al fine di diventare studioso.

Allora cosa?

“Che scopo vuoi avere nella vita?”, le testuali parole dette da Videl rimbombavano continuamente dentro di lui, e lui malgrado gli sforzi, non riusciva a dimenticarle.

Videl…

Senza volerlo ripensò a come aveva afferrato la ragazza per il collo e l’aveva sbattuta contro un albero vicino; a come aveva stretto fortissimo la presa sulla sua trachea, mentre, a un palmo dal suo naso la minacciava di non mettersi più sulla sua strada; all’eccitazione che provò quando il respiro di Videl divenne irregolare; al colore della sua pelle che da bianco pallido, tremolava in un colore simile al blu; a come le ossa del collo che stava tenendo, stavano lentamente scricchiolando; e a come la sua maledetta furia stava prendendo il sopravvento ordinandogli di porre fine a quella vita, e lui, senza alcun freno stava cedendo… stava desiderando ardentemente, profondamente, di uccidere la sua migliore amica… Per fortuna però, il senno gli tornò appena in tempo, facendolo scappare via ad una velocità stratosferica prima che lui toccasse il punto di non ritorno. Ma… avrebbe avuto la stessa fortuna anche dopo? La risposta era così ovvia, così scontata, così assurda che non osò nemmeno pensarla. Doveva fare qualcosa… qualunque cosa. Magari se fosse andato lontano…

<devi accettarti per quello che sei>
Sibilò una voce dietro di lui.

Gohan, che era immerso così profondamente nei suoi pensieri sobbalzò nell’udire quella voce, ma, concentrato com’era, sarebbe sobbalzato comunque al minimo rumore.

Si girò, ritrovandosi faccia a faccia con chi lo aveva fatto distogliere dalle sue riflessioni

E in un lampo, capì. Aveva pensato che nessuno avesse mai scoperto com’era veramente, ma adesso ricordò che una persona c’era. Una persona che tanto amava ed ammirava. Una persona che era a conoscenza della sua furia, e che conosceva il vero Gohan non solo a seconda dell’apparenza, ma in profondità. Una profondità tale da sembrare quasi impossibile. Magari poteva chiedergli di spiegarlo. Magari così si sarebbe anche sfogato. Magari, grazie a lui, poteva finalmente capire chi era.

Gohan pregustò già il suo ritorno alla normalità. La sua riunione in famiglia, e la sua riappacificazione con Videl…

E con un gran sorriso pieno di gratitudine, disse: <ciao, Piccolo>

Edited by angiechan - 18/10/2009, 16:51
 
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angiechan
view post Posted on 18/10/2009, 15:20




bellabellabella invece fra!! *.*

mi piace che in un punto gohan sembri così simile a remus.. con la sua tremenda paura di fare del male alla ragazza che ama.. *.*

e poi questo suo tormento l'hai descritto proprio bene..
non vedo l'ora di sapere come fare junior (eh, io lo chiamo così XD) ad aiutarlo..
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 18/10/2009, 15:46




Ho sempre sognato scrivere una ff su Gohan "tormentato", e mentre facevo questa ho pensato anche io che assomigliava un po' a Remus, senza problemi pelosi però xD

"<devi accettarti per quello che sei> Sibilò una voce dietro di lui..." è un'ora che lo scrivo, ma non compare lì, è normale? O.o

A ogni modo... grazie Angiechan, sei sempre troppo gentile con me *_*
 
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angiechan
view post Posted on 18/10/2009, 15:52




esatto.. senza il problemino mensile. XD
e figurati.. se mi piace dico che mi piace ovvio no? X3

p.s. ho provato ad agiungerti il pezzo mancante... dimmi se va bene..
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 18/10/2009, 16:17




Okay ma se c'è la fregatura ditemelo uffi!
Ma perché a me non fa e a te ha fatto subito? ç_ç
(Okay, sono calma... sono calma U_U)
A ogni modo grazie davvero *_*
Non ero ancora sicura sulla forma, e avevo paura di aver combinato un disastro.
Le tue parole mi hanno davvero rassicurata ^^
 
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angiechan
view post Posted on 18/10/2009, 16:35




nono sul serio va molo bene!! =3
comunque non c'è trucco.. giuro.. XD
ho solo scritto..
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 18/10/2009, 16:36




E io che ho fatto ho ballato? O.o
 
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angiechan
view post Posted on 18/10/2009, 16:40




boh.. XD
ti giuro che non ho fatto niente di diverso.. XD
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 18/10/2009, 16:47




Ho questo problema anche su efp magari ti assumo fino a tempo indeterminato xD
 
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*Fr@ncy*Cull&n*
view post Posted on 22/10/2009, 20:35




The dark side of live



Capitolo 3



Se qualcuno, o qualcosa, fosse passato sotto la montagna proprio in quel momento, sicuramente si sarebbe adagiata a terra fulminato, tanta era la tensione. Ma la radura, eccetto quei tipi strani che fluttuavano in aria vicino a una cascata, era deserta.

Nemmeno gli animali osavano anche solo uscire il naso fuori dalle tane, perfino l’acqua della cascata scorreva lentamente come se avesse paura di disturbare.

O perlomeno, era quello che loro sembrava, pur certi però, che se anche fosse scoppiata la terza guerra mondiale attorno a loro, sicuramente non se ne sarebbero accorti.

Uno dei due, il ragazzo dei bei lineamenti dapprima seduto adesso si era alzato alla vista dell’amico, e dopo averlo salutato, aspettava pazientemente la risposta dell’alieno, che rompendo quel silenzio surreale che si era creato, non si fece attendere.

<ciao, Gohan>

Sorrise. Sembrava preoccupato.

Il ragazzo appena appellato sembrava provare le stesse cose, perché quando fece per dire qualcosa, esitò; e se le sue supposizioni fossero false? Se Piccolo non avesse proprio idea della sua furia? E poi, anche se fosse il contrario, come iniziare il discorso? Pensava mentre automaticamente e inconsapevolmente si mordicchiava il labbro.

“Ciao Piccolo, sai ho proprio bisogno di te. Siccome sono sotto una crisi esistenziale ti volevo domandare se per caso sai dirmi chi sono”

Azzardo tra sé e sé, nella sua testa, ma subito dopo, scacciò via quell’ipotesi.

Dubitava che dire una cosa simile rientrasse nel concetto di “buon approccio”.

Senza volerlo si ritrovò a pensare a cosa sarebbe successo se avesse davvero detto quelle parole, e immaginando la reazione dell’alieno che stava di fronte a lui, dovette appellare tutta la sua forza di volontà per non cedere al ghigno che voleva increspare le sue labbra. Ma subito dopo, scacciò via quel pensiero; aveva delle cose serie da fare, e di certo queste non comprendevano i suoi ormai continui slanci di fantasia.

Dato che il ragazzo non accennava a più rispondere, inarcando appena un sopracciglio con fare inquisitorio, disse: <anche tu stai usufruendo dei benefici della meditazione a quanto pare, vero?>

<sì, tanto per cambiare… sai>. Borbottò il ragazzo in risposta, preso alla sprovvista.

Poi, tenendo lo sguardo fisso sugli occhi neri dell’interlocutore, abbandonò tutto l’autocontrollo che si era imposto fino a quel momento, e disse: <senti, Piccolo…> Era determinato a raccontare al suo maestro quel che pensava e a chiarire fin da subito quello che voleva. Era così concentrato sulle parole da dire, da non accorgersi minimamente che nello stesso istante, anche la faccia verde, come si divertiva a chiamarlo Crilin, stava per aggiungere qualcos’altro.

<so che potrà sembrare strano, e in effetti mi sento un’idiota in questo preciso istante, ma… ho bisogno di te> Le parole fluirono così velocemente dalla bocca del giovane, che non fece in tempo a fermarle. Ho bisogno di te? Aveva proprio detto così? Cosa diavolo gli era saltato in mente?

Se prima Gohan era imbarazzato, adesso non riusciva ad identificare il fuoco che gli stava bruciando le guancie, e a meno che fosse scoppiato un incidendo- lui, comunque, non se ne sarebbe accorto- ipotizzò di essere arrossito.

Piccolo, che parve leggergli nel pensiero, si affrettò a dire: <non c’è nulla di cui vergognarsi ad ammettere le proprie debolezze e i propri bisogni. Devi imparare ad accettare quello che sei>

Il ragazzo dai bei lineamenti non si sorprese di sentire quelle parole, ma tuttavia non poté fare a meno di pensare a come era cambiato Piccolo. Prima, ma non pochi anni fa, ma molto, molto prima, non avrebbe mai detto una cosa simile.

D’un tratto ricordò con uno stana sensazione allo stomaco tutti momenti che aveva passato assieme a lui; ricordò un maestro piuttosto ambizioso e orgoglioso sopra ogni limite. Ricordò un piccolo Gohan fragile e infantile alle prese con il suo primo combattimento. Un piccolo bambino che era già profondamente, irrimediabilmente macchiato dall’inconfondibile segno della furia.

Una furia che aveva portato sulle spalle per anni e anni fino a quel momento. Sempre nascosta dalla sua capacità di fare buon viso a cattivo gioco sperando che col tempo sparisse, ma il tempo passo, senza alcun cambiamento.

Anzi, a dire il vero, un cambiamento ci fu, ma non riguardava lui. Riguardava Piccolo.

Che fine aveva fatto il suo vecchio maestro?

Ancora una volta i ricordi si fecero sentire con forza, ma stavolta arricchiti da più particolari; rammento che Piccolo allora non era mai stato così comprensivo nei confronti della debolezza, ma anzi, la giudicava come qualcosa di abominevole, come un veleno, come una maledizione.

Come la morte stessa insomma.

E adesso che cosa diceva?

Che non c’era nulla di vergognarsi?

All’improvviso altre, del tutto nuove, del tutto sconosciute sorprese e rivelazioni riempirono la testa di Gohan, tanto che arrivo a chiedersi come mai ci abbia pensato solo ora del drastico, e completamente inaspettato e stupefacente comportamento dell’amico;

probabilmente lo conosceva da così tanto tempo che ci aveva fatto l’abitudine, ipotizzò lui.

Ma una cosa non gli era chiara: proprio perché lo conosceva da così tanto tempo, che avrebbe dovuto accorgersene già da subito. E invece?

“Sono stato così preso da me stesso e dal mio stupido ego da non pensare nemmeno lontanamente a quelli che mi stavano intorno” Si disse, mentre un brivido freddo gli scorreva lungo tutta la- sempre che esistesse dentro di lui, pensava- spina dorsale.

E lasciandosi sfuggire un sospirò, ricordò anche che Piccolo il giorno in cui morì per salvare Gohan gli disse distintamente che grazie a lui era cambiato profondamente.

Ma, benché quello fosse vero, Gohan non credeva che lui fosse cambiato solo a causa sua. Cioè, anche dopo che lo ebbe salvato, dopo la morte di Freezer e tutto, Piccolo rimase sempre lo stesso. Forse un po’ più buono certo, ma sempre burbero e orgoglioso.

Mentre ora… mentre ora sarebbe stato capace di vestirsi da angioletto e fare il coro di natale proclamando che l’amore era qualcosa che ti cambiava la vita e che babbo natale esistesse davvero!

<scusa se ti ho disturbato mentre eri in meditazione, ma non ritirò comunque quello che ho detto> Ormai l’unico a rompere il silenzio era l’alieno dalla pelle verde, che dolcemente, lo distolse dai suoi pensieri.

Gohan, preso alla sprovvista, e ancora meditabondo, parve intontito. Quando tempo era passato? Era davvero rimasto in silenzio a guardarlo con una faccia da ebete?

Si acciglio un momento, e gli ci volle qualche secondo prima di comprendere le parole dell’amico. Guardandolo nuovamente negli occhi- quegli occhi in cui adesso brillava una traccia di preoccupazione e amore- non poté non notare che, malgrado fosse cambiato molto, c’era ancora un po’ del vecchio Piccolo in lui, in fondo certo, ma sempre esistente, e in un tratto, capì.

Fece per dire qualcosa, ma come se qualcuno gli avesse dato un pizzicotto sul braccio, si ricordò improvvisamente del vero motivo della sua presenza lì, e lasciando perdere le sue strambe e del tutto infondate supposizione su Piccolo, almeno per ora, disse:

<hai detto che devo accettarmi per quel che sono> mormorò con guardo alienato.

<esatto> Affermò Piccolo; gli occhi che si riflettevano nei suoi.

Gohan, non capendo nemmeno lui il vero motivo, si affrettò a distogliere lo sguardo dal suo. Non sapeva perché, ma aveva la sensazione di star parlando con uno sconosciuto…

Poi, ricordandosi per l’ennesima volta che “l’SOS Piccolo” non lo riguardava e al momento non era importante, rialzo lo sguardo, con un sospiro.

Rimase lì a guardarlo per diversi secondi, prima di ripetere, con voce roca ma ferma: <hai detto che devo accettarmi per quel che sono, ma…> Fece un respiro profondo, ma non per necessita quanto per farsi coraggio <tu sai chi sono?>

Finalmente, la fatidica frase, era riuscita a uscire dalla sua bocca.

Finalmente, avrebbe dato la risposta alla domanda che si era ripetuto da giorni e giorni.

Finalmente, avrebbe scoperto chi era davvero.

<non sono la persona più indicata per rispondere a questa domanda>

Disse Piccolo senza distogliere lo sguardo da lui.

Il tempo parve fermarsi, come anche il respiro, i pensieri e addirittura il cuore del giovane. Tutto intorno a lui prese a vorticare, lasciandolo intontito.

Benché le parole di Piccolo avessero fatto più effetto di quanto lui stesso avrebbe mai potuto immaginare, gli ci volle ancora qualche secondo prima di comprenderle.

E quando la consapevolezza ebbe toccato la corde del suo conscio, penetrarono così nel suo cervello come un eco lontano ma distruggibile, le comprese.

E la reazione del suo cuore, che si divincolava per uscire finalmente dalla cassa toracica, che seguì quella scoperta, lo lasciò quasi senza fiato.

Credeva che grazie a Piccolo tutto sarebbe tornato alla normalità.

Che lui fosse tornato alla normalità, benché il fatto di essere uno degli alieni più forti di tutto l’universo la diceva lunga su questo concetto.

<che cosa?> Chiese infine, col fiato mozzo, così intontito da far fatica a formulare perfino un pensiero coerente.

<gohan, io non posso dirti chi sei, né cosa vuoi. Non è il mio compito, né la mia responsabilità, e lo sai> Rispose prontamente Piccolo con fare paterno, anche se con aria molto grave.

L’interpellato cercò di raccogliere tutta la volontà che possedeva per cercare di costringere la propria mente a trovare le parole, e farle uscire fuori dalla sua bocca, e in parte, ci riuscì: <allora, se non sei tu… chi è?> Chiese con voce tremante, ma temette di sapere già la risposta.

<gohan, l’unica persona in grado di poter definire correttamente il tuo carattere, e dirti chi sei, è sempre stata accanto a te. Sei tu l’unico giudice della tua vita. Io potrei benissimo dirti che sei un bravo ragazzo, che questa furia che senti non è niente, ma non sarei sincero perché io non sono te, e malgrado ti conosca da anni e anni, non sarà mai abbastanza da poter capire...> Parve a disagio <quello che provi> Continuò infine.

Ancora una volta le parole di Piccolo rimbombavano nella mente di Gohan senza che lui riuscisse a coglierle. Ancora una volta, malgrado si sforzasse, non riusciva a capire il significato.

L’unica cosa che parve aver scalfito il suo intontimento era la parola furia, ma niente di più.

<però posso dirti una cosa. Una cosa che volente o nolente dovrai ascoltare, come tua ultima scelta. Gohan, non posso capire esattamente cosa provi, ma posso immaginarlo. Questa furia ti perseguita e tu non riesci a controllarla. Ed è per questo che dovrai impararlo, e se vuoi posso insegnarti a farlo, posso insegnarti a controllarla, ma prima di tutto, tu devi riuscire ad accettarla>.

Gohan, che malgrado l’intontimento aveva assimilato abbastanza da poter capire il senso, parve scandalizzarsi: Che cosa doveva fare? Doveva accettare una furia omicida che cercava continuamente di sfuggire al suo controllo? E se anche avesse preso il controllo su di lei a cosa sarebbe servito? L’avrebbe sempre sentita dentro di sé, l’avrebbe fatto sentire comunque un mostro…

<accettarla? E… Perché dovrei? Io non voglio accettarla. Io voglio eliminarla Piccolo, e tu devi aiutarmi>

Rispose lui subito, con tono leggermente supplicante..

Piccolo sospirò <mi dispiace ditelo Gohan, ma… Chiedi l’impossibile. Non posso aiutarti ad eliminarla. E’ impossibile farlo, e lo sai>

Il ragazzo, per nulla soddisfatto, s’accigliò <lo so? Be’, credo che ti sbagli di grosso, perché se lo avessi saputo non te lo avrei mai chiesto> Ribatté, tagliente.

L’alieno non parve prendersela, anzi, con un altro sospiro e l’aria grave disse: <l’unica cosa che posso fare Gohan, è aiutarti a controllarla, niente di più. E’ tutto quello che posso offrirti>

<offrirmi? strappami il cuore e ordinami di conquistare il mondo già che ci sei!>

Ancora una volta le parole del ragazzo erano taglienti, colme d’ira.

Ancora una volta, il maestro sospiro senza però prendersela

Ancora una volta, la furia stava ruggendo dentro il petto del giovane Sayan.

<quando vuoi iniziare, mi trovi al palazzo del supremo> Sentenziò l’alieno, e detto questo, i suoi piedi si staccarono dal masso sul quale si era adagiato prima, e fluttuò in aria per poi girare le spalle.

Gohan che lo guardava volare via, non poteva fare a meno di pensare che non aveva ottenuto un bel niente. La domanda sulla sua identità era rimasta insoddisfatta, e le speranze che aveva nutrito in essa gli erano crollati addosso come macigni.

E senza che potesse controllare il proprio corpo, senza che riuscisse a leggere nella propria mente, lanciò una piccola sfera di luce in direzione del suo maestro che scanso appena in tempo; la sfera colpì la collinetta dietro di lui, che con una piccola esplosione, crollò.

Gohan non fu sorpreso di questo quanto del fatto che lui aveva davvero fatto una cosa del genere. Cosa stava succedendo? Ma la risposta arrivò senza neanche aver chiesto il permesso: la furia…

Strinse i pugni e serrò gli occhi, poi in un attimo l’illuminazione lo raggiunse: se Piccolo voleva davvero che l’accettasse, allora lo avrebbe fatto.

E chiamando tutto il fiato che aveva nei polmoni, urlò in modo che un esterrefatto Piccolo potesse sentirlo: <e’ tutto qui? “Quando vuoi mi trovi al palazzo del supremo”… è tutto quello che sei in grado di dirmi? Che stupido che sono stato>

Senza accorgersene Gohan raggiunse il suo maestro, fluttuando a pochi centimetri di fronte a lui.

<credevo che tu mi avresti aiutato, tu che mi conosci da tanto, troppo tempo, non sai nemmeno dirmi chi sono! Ti avevo solo fatto una domanda Piccolo, e tu non l’hai voluta nemmeno star a sentire> Le parole fluivano dalla bocca di un Gohan accecato di rabbia così velocemente da sembrare quasi incomprensibili, ma tuttavia forti e penetranti.

<non mi pento di quello che ho detto, Gohan. Tu potrai essere arrabbiato e frustrato quanto vuoi, ma non cambierebbe niente. Se vuoi la verità, devi imparare a sentirla e non a sentire solo quello che ti fa comodo>

Ribatté Piccolo suo malgrado, ancora sconvolto dal comportamento di Gohan…

<allora dilla dannazione! Rivelami la triste verità su di me e la mia furia! Urlala al mondo dato che ne sei così informato!>

<te l’ho già detta, io… >

Fece per dure lui, ma non ne ebbe il tempo perché Gohan lo interruppe: <tu non sei la persona più indicata per poter definire qualcosa di me, questo lo so, l’ho capito> Si fermo un momento, poi mentre un sorriso gli increspava le labbra, chiese:

<ma sai cosa credo invece?>

No, Piccolo non lo sapeva, ma non fece in tempo e chiederlo che Gohan lo anticipò.

<credo che tu sia legato in così tante personalità, che non sappia nemmeno tu quale sia esattamente la tua. Sei schiavo dei tuoi stessi pensieri, imprigionato nel tuo stesso corpo! E ce dell’altro: proprio prima che tu m’interrompessi per l’ennesima volta nel bel mezzo delle mie elucubrazioni, stavo pensando a come sei cambiato rispetto a una volta…>

<gohan, non vedo che nesso abbia questo discorso con la tua furia…>

Fece per dire Piccolo, ma venne interrotto nuovamente dal ragazzo che sembrava non essersi minimamente accorto del suo intervento.

<e non è stato solo, esclusivamente grazie a me, come tu ti ostini a ripetere, ne sono certo…>

Dopo una piccola paura per riprendere fiato, disse:

<con quante altre persone ti sei fuso prima di capire che così stavi perdendo te stesso? E adesso, mio caro “amico”, lo hai capito o no?>

<non so di cosa tu stia parlando> L’alieno cercò di sviare la domanda, invano.

<no? Io non ne sono così sicuro. Credo che anche tu abbia le mie stesse “crisi esistenziali”, ma non vuoi ammetterlo perché tu sei Piccolo! Perché tu sei il figlio di Al Satan nonché una piccola parte del’ex supremo, che vive tutt’ora dentro te… tu sei così saggio e forte da non aver bisogno di una stupido ragazzino per ricordarti di com’eri veramente>

La furia di Gohan non si limitava solo alla voglia di sangue, a quanto pare…

Piccolo non lo aveva mai sentito parlare così, e benché una volta si sarebbe punito duramente solo per aver pensato una cosa simile, dovette ammetterne di esserne un po’ terrorizzato. Non da Gohan in sé, non della sua furia, ma di quel sentimento, di quella determinazione che aveva visto nei suoi occhi solo quando aveva sconfitto Cell.

<gohan, sei stanco, affamato, e hai bisogno di riposo, quindi smettila di…>

Ma nuovamente venne interrotto dal ragazzo che scoppiò in una risata fragorosa, così amara, così triste, così… non da Gohan..

<non provare a dirmi quello che devo fare Piccolo> Disse con durezza, smettendo all’istante di ridere. Poi, ghignando, aggiunse scimmiottandolo:

<non sei la persona più indicata per farlo>

<non ti sto dicendo quello che devi fare, ma quello che dovresti. Ti sto dando un consiglio>.

Sembrava parlare con il muro.

<consiglio?> Stavolta Gohan parve sorpreso. Forse a differenza degli altri muri questo aveva le orecchie, pensò L’alieno <tu, Piccolo, vuoi dare un consiglio a me?> Rise. Come non detto, rettifico con un sospiro. <ma se prima non sapevi neanche dirmi chi sono!>

Poi, ad un tratto, il ragazzo si bloccò, e dopo un tempo indefinito in cui si guardarono negli occhi, aggiunse.

<sai cosa credo?> Nelle sue parole non c’era nessuna nota canzonatoria stavolta, ma qualcosa di più simile a… disprezzo? Piccolo sussultò impercettibilmente al solo idea che lui… scacciò immediatamente quel pensiero con forza; se c’era una cosa che gli aveva insegnato la meditazione, era quella di controllare se stesso, e la sua mente.

<credo che tu non sappia spiegarmi chi sono, non perché sia impossibile, non perché sia difficile, ma perché anche tu hai il mio stesso problema: Nemmeno tu sai più chi sei, Piccolo>

Se prima Piccolo era stupito dalle parole e dal comportamento del ragazzo, adesso era a dir poco spiazzato, e con una fitta al cuore non poté proprio fare a meno di pensare che quelle frasi erano totalmente, completamente, e maledettamente vere.



Ullalà!
Ho aggiornato, presto... vi rendete conto?
Chi sono diventata? O.o
aVVERTIMENTO: Il capitolo è pieno zeppo di errori, quindi, se per caso affogate in quella miriade di frasi scomposte e idiote... non ditemi che non vi avevo avvertito!
 
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angiechan
view post Posted on 23/10/2009, 08:48




tranquilla..
io quando scrivo faccio certi errori da battitura da far rabbrividire.. XD

mi è piaciuto questo aggiornamento.. molto intenso ancora una volta..
e.. povero junior.. mi fa tenerezza.. ç_ç
lui vuole solo aiutare gohan, solo che.. beh nemmeno lui sembra capirlo..
povero.. ç_ç
 
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17 replies since 12/9/2009, 21:27   199 views
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